Si chiama La Posta di Libera ed è una nuovo format su Instagram pensato da Maria Anna Pinturo, pianificatore patrimoniale della rete di Credem, pensato per dialogare in maniera innovativa con i risparmiatori, in particolare con le donne. BLUERATING ha deciso di intervistarla per conoscere i dettagli di questa iniziativa.
Da dove parte questa concettualmente questo format?
Oggi riconoscere di sentirsi libere è diventato, paradossalmente, ancora più complesso. Spiego subito due aspetti molto evidenti di questa affermazione. Mi riferisco in particolare alle donne, e in questa sede permettetemi di farlo. Parlo di paradosso perché l’evoluzione, lo sviluppo e l’emancipazione del gentil sesso dovrebbero portare esattamente all’opposto. “Il mondo è delle donne”, si dice, “siamo donne, oltre le gambe c’è di più”. Anche questo è noto, ma non abbastanza, se poi ci troviamo di fronte a situazioni – se non esperienze – davvero drammatiche di mancanza, se non totale assenza, di libertà. Per favore, non chiedetemi di citare i casi. Sareste costretti a rimangiavi la domanda. I casi, infatti, non si riescono più a contare. Va detto che l’evidenza verte tutta – o per lo più – sugli esiti: gli effetti drammaticamente straordinari, e purtroppo non più così eccezionali, di una progressiva mancanza di libertà nelle sue varie forme, che spesso si traduce – anche se non sempre – in ben altro. Di questo però non parlerò qui, per motivi facilmente intuibili. Quello che voglio invece mettere al centro è una particolare forma di mancanza di libertà: quella finanziaria. Sapete perché se ne parla sì, ma non quanto e come si dovrebbe? Perché molte delle stesse donne che ne sono vittime non ne hanno consapevolezza. Paradossalmente (un altro tipo di paradosso), si sentono libere in generale, “anche se” quel tema dei soldi lo gestisce lui e guai a intromettersi. Senza pensare che, alla lunga (e anche molto prima), proprio questa limitazione della libertà si trasforma in una costrizione molto più ampia di quanto loro stesse siano disposte a riconoscere. E questo succede perché, seconda giustificazione o razionalizzazione in caso di coinvolgimento, l’ammissione diventa: “tanto io non ci capisco niente…” Dove si apre allora la falla? Quando a queste donne chiedo: “Lei si compra quello che le piace?”. Attenzione a non banalizzare. Le domande le faccio a donne che guadagnano e che potrebbero concedersi qualcosa. Ma anche a donne che, pur non potendosi lasciar trasportare da desideri, hanno necessità cui non possono pensare. La risposta è la stessa: non sono libere di chiedere, non sono libere di spendere, pur avendo un reddito. Perché? Perché dovrebbero chiedere e sarebbero in difficoltà. Questa situazione, con sfumature diverse, può diventare una forma di violenza domestica, a partire da una forte limitazione della libertà finanziaria. Io ho deciso di occuparmene”.
Come si sviluppa il progetto nel dettaglio?
Da qualche mese ho creato un format su Instagram dal titolo chiaro: Libera, con l’intento innanzitutto di mettere davanti agli occhi alcuni campanelli d’allarme e poi approfondire azioni di tutela che possano essere di aiuto, finanziariamente parlando. Ma non ho voluto fermarmi qui: sarei stata come un quadro appeso alla parete, inutile soprattutto per chi si trova in situazioni già molto compromesse. Per questo, da giugno partirà un altro format come evoluzione del precedente: La Posta di Libera. Sarà un dialogo – o meglio la lettura di lettere – che spero riceverò da donne che avranno bisogno di una direzione o di un consiglio su come difendersi, finanziariamente parlando. Spero che lo seguirete numerosi e che possiate darmi nuovi spunti. Perché si può fare il consulente finanziario scegliendo di guardare solo da una parte… io ho scelto di guardare anche dall’altra.