Il confronto tra UniCredit e Banco Bpm si intensifica, mentre l’offerta pubblica di scambio da 10 miliardi lanciata dalla banca guidata da Andrea Orcel continua a far discutere. L’ultimo capitolo di questa vicenda si è aperto con la decisione di Unicredit di ritirare la richiesta di sospensiva al Tar contro l’applicazione del golden power, inizialmente avanzata il 22 maggio. La scelta, spiegano da Piazza Gae Aulenti, è stata dettata da segnali positivi ricevuti dal Ministero dell’Economia. Ma da fonti vicine al Mef emerge una versione diversa: nessuna apertura ufficiale, solo un chiarimento sulle modalità del monitoraggio previsto dal decreto.
La comunicazione del Tesoro, datata 30 maggio, ha portato Unicredit ad adottare un atteggiamento più morbido, rinunciando temporaneamente alla linea giudiziaria per favorire un dialogo istituzionale. “Unicredit prende atto del contenuto della risposta del Mef e ha deciso di ritirare la richiesta di misure cautelari per facilitare un confronto costruttivo”, si legge nella nota diffusa dall’istituto.
Tuttavia, restano forti le incertezze sul futuro dell’operazione. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intervenuto lo scorso 28 maggio, ha ribadito che la procedura di golden power è in corso e che sono state raccolte le osservazioni di entrambe le banche coinvolte. “Ora spetta al governo fornire una risposta”, ha affermato.
Nel frattempo, come riportato da MF, UniCredit non sembra voler arretrare sul piano legale: la banca ha infatti chiesto una sentenza rapida al Tar per chiarire definitivamente il quadro normativo. Ma le frizioni non mancano. Giuseppe Castagna, ad di Banco Bpm, ha criticato duramente le mosse dell’istituto rivale, dichiarando a ClassCnbc che UniCredit avrebbe chiesto l’annullamento della lettera di chiarimenti inviata dal Tesoro. “C’è troppa confusione. Non si capisce quale sia la posizione di Unicredit”, ha commentato, sottolineando che il mercato non riconosce alcun premio nell’offerta. “Parlare di premio è fuorviante. Attualmente il titolo è scambiato con uno sconto del 7-8%. Questa non è un’offerta reale”, ha aggiunto.
Al termine della seduta di ieri, il divario si attestava al 7,4%, confermando i dubbi del numero uno di Banco Bpm.
La prossima tappa decisiva sarà l’udienza al Tar, fissata per il 9 luglio. Intanto, resta in vigore il blocco temporaneo dell’ops deciso dalla Consob, contro cui Banco Bpm ha fatto ricorso: l’esame del tribunale amministrativo è atteso per il 10 giugno.
Ma la partita è ancora aperta anche a livello europeo: l’Antitrust dell’Ue non si è ancora espresso e potrebbe imporre condizioni che inciderebbero significativamente sull’esito dell’operazione.
A rendere poi il quadro ancora più incerto sono le parole di Orcel stesso, che ha ammesso come il buon esito dell’ops dipenda fortemente dal giudizio del Tar: “La fusione tra UniCredit e Banco Bpm ha basi solide. Ma se il pronunciamento del Tar non arriverà in tempo, l’operazione rischia di diventare non sostenibile sotto il profilo economico”.