Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato da Banco Bpm contro la sospensione temporanea dell’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Unicredit. La decisione, arrivata giovedì 12 giugno a distanza di due giorni dall’udienza, conferma lo stop imposto dalla Consob fino al prossimo 21 giugno. Un passaggio che segna un punto a favore di Unicredit, che nel frattempo punta a riaprire il dialogo con il governo sui vincoli del golden power. I margini di trattativa restano ristretti, ma da piazza Gae Aulenti trapela fiducia.
Banco Bpm aveva impugnato davanti ai giudici amministrativi la scelta della Consob di congelare per un mese l’Ops, giudicandola un’iniziativa sproporzionata. Secondo l’istituto guidato da Massimo Tononi e Giuseppe Castagna, l’eventualità di prescrizioni governative in virtù del golden power era già stata presa in considerazione sin dall’annuncio dell’operazione e non avrebbe dovuto costituire un elemento tale da giustificare una sospensione. Palazzo Meda ha definito la decisione dell’autorità “abnorme” e “in contrasto con la prassi”, sottolineando come non tenga conto “degli interessi della banca, del mercato e degli azionisti”.
In una nota ufficiale, Banco Bpm ha evidenziato ulteriori criticità: “L’operazione, già incerta per l’assenza di un piano industriale comunicato agli azionisti, appare ancor più preoccupante alla luce delle indiscrezioni sulle possibili cessioni di filiali nei nostri territori di riferimento”. Secondo l’istituto, ciò avrebbe implicazioni dirette per i dipendenti, le piccole e medie imprese e le comunità locali.
I vertici del Banco non nascondono l’irritazione: «Spiace, per rispetto del mercato e dei nostri stakeholder, dover ancora leggere dichiarazioni ambigue da parte dell’offerente, che non chiarisce se intenda davvero procedere con l’operazione», hanno dichiarato il presidente Tononi e l’amministratore delegato Castagna.
La reazione alla decisione del Tar è stata ferma ma rassegnata: “Prendiamo atto del pronunciamento, anche se il contesto non cambia”, affermano i vertici dell’istituto. “Da sette mesi conviviamo con l’incertezza sui tempi e sulle reali intenzioni di Unicredit”.
Tononi e Castagna hanno anche puntato il dito contro la durata anomala dell’operazione: «È un’Ops che si protrae da circa otto mesi, contro una media di cinque per operazioni simili. Inoltre, la passivity rule limita la nostra flessibilità strategica in un momento cruciale per il riassetto del sistema bancario».
E concludono: “Il mercato ha sempre giudicato questa offerta poco conveniente per i nostri azionisti. È nata senza premio e rimane tale: oggi presenta uno sconto del 7-8%, mentre le ultime due operazioni comparabili hanno offerto un premio medio del 45%, equivalente a circa 4,5 miliardi nel caso di Unicredit”.