Erano gli anni Ottanta quando gli italiani scoprirono il “miracolo” dei titoli di Stato. I BOT garantivano rendimenti elevati, a fronte di un rischio praticamente nullo, almeno percepito. Il risparmio era considerato un valore da proteggere, ma raramente da investire con una visione a lungo termine. In quel contesto nasceva e si consolidava in Italia una figura nuova: quella del consulente finanziario. Professionisti inizialmente guardati con diffidenza, ma che nel tempo avrebbero giocato un ruolo cruciale nella trasformazione della cultura finanziaria del Paese.
A distanza di oltre quarant’anni, i risultati di questa evoluzione sono evidenti. L’ultimo Osservatorio Sottoscrittori pubblicato da Assogestioni ha certificato che oggi 11,6 milioni di italiani investono in fondi comuni. Un cittadino su cinque, in costante aumento. Non solo: rispetto al 2023, si sono aggiunti circa 1,5 milioni di nuovi sottoscrittori. Il patrimonio gestito ha raggiunto i 608 miliardi di euro, confermando l’Italia come secondo mercato in Europa dopo la Germania.
Ma il dato più interessante è forse quello che emerge sotto traccia: questo risultato è frutto di un lungo processo di educazione, accompagnamento e pianificazione, iniziato proprio dalle reti dei consulenti finanziari. Siamo stati noi, spesso, a guidare milioni di famiglie nella transizione da una visione statica e difensiva del risparmio — tutta concentrata sui titoli di Stato — a una prospettiva più moderna, diversificata, fondata su obiettivi di lungo termine.
Il fondo comune è, per sua natura, uno strumento che veicola concetti fondamentali di educazione finanziaria: la diversificazione, la gestione professionale, la programmazione. Non è un caso che oggi il valore medio investito si attesta a 52.000 euro (3.000 in più rispetto al 2023), ma che l’importo mediano sia molto più basso: intorno ai 20.000 euro. Questo significa che l’accesso al risparmio gestito non è più appannaggio solo delle fasce più abbienti, ma si sta ampliando anche alla “pancia” del Paese. Una democratizzazione dell’investimento che riflette anche l’evoluzione della clientela: più giovani, più donne, più attenzione alla pianificazione.
Tuttavia, restano alcune criticità. I giovani, pur crescendo in numero, continuano ad avere un’esposizione troppo bassa ai mercati azionari: meno del 40% di loro investe in equity, contro il 70-75% dei coetanei americani. Questo squilibrio riflette non solo una certa prudenza culturale, ma anche una lacuna educativa che ancora resiste. L’investimento azionario, se ben calibrato e pianificato, è invece uno strumento chiave per la crescita del patrimonio nel lungo periodo, specialmente per le nuove generazioni.
Qui entra in gioco il secondo grande tema: l’educazione finanziaria. L’investimento in fondi rappresenta già di per sé un primo passo verso una maggiore consapevolezza, ma serve di più. Servono seri programmi di alfabetizzazione che raggiungano scuole, università, ambienti di lavoro. Servire costruire una cultura della gestione attiva del denaro, non solo della sua protezione. Il risparmio, in sé, non basta più: va pianificato, finalizzato, costruito nel tempo. In questo senso, il ruolo del consulente rimane centrale, come vero educatore e alleato delle famiglie.
Infine, c’è il tema degli incentivi. Se davvero vogliamo promuovere una visione di lungo termine, è indispensabile che anche il sistema fiscale remi nella stessa direzione. In molti Paesi europei esistono agevolazioni per chi investe o accumula nel tempo con costanza. L’Italia, invece, continua a trattare fiscalmente allo stesso modo chi specula a breve termine e chi pianifica per il proprio futuro. Un’anomalia che andrebbe corretta se si vuole consolidare il cambiamento in atto.
L’evoluzione del risparmio gestito italiano è un successo collettivo: delle famiglie, delle reti, dell’industria e delle istituzioni. Ma la strada è ancora lunga. Bisogna rafforzare il collegamento tra risparmio e investimento, tra conoscenza e azione, tra breve e lungo periodo. Solo così l’Italia potrà trasformare la sua storica propensione per il risparmio in una vera cultura dell’investimento consapevole.