Nel decimo mese del 2008 il sistema fondi italiani ed esteri ha registrato deflussi complessivi per 23 miliardi di euro. E così da inizio anno i deflussi hanno già raggiunto quota -120,6 miliardi. Come si spiega una simile situazione?
Il settore del risparmio gestito sta attraversando un periodo di profonda trasformazione. Si tratta di un fenomeno che può manifestarsi quando un’industria giunge al livello di maturità. La nostra divisione già nel 2006 aveva avviato una profonda riorganizzazione della struttura operativa locale, concentrando l’offerta su prodotti internazionali e cedendo il ramo d’azienda relativo ai fondi di diritto italiano. Onestamente, la sofferenza che stiamo vivendo oggi sta andando oltre le nostre previsioni anche a causa di una serie di “terremoti” che hanno generato crisi di fiducia verso il mondo della finanza in generale.
Da inizio anno tra le categorie, i fondi obbligazionari e in particolare, quelli governativi dell’area euro a medio lungo termine, hanno registrato i più pesanti deflussi. Secondo lei perché?
Le uscite da queste asset class devono essere inquadrate in un ambito di mercato che tende a riappropriarsi della liquidità e dalla ricerca di rendimenti certi. Lo scenario è però cambiato: siamo passati da un contesto di sviluppo economico con focolai inflazionistici ad un situazione recessiva con segnali di deflazione. Le banche centrali taglieranno quindi progressivamente e sostanziosamente i tassi di sconto. E’ perciò opportuno difendere le posizioni obbligazionarie a medio lungo termine, poiché ritorneranno a generare quella redditività a cui il risparmiatore mira per la parte del suo portafoglio esposta a minor rischio.
Secondo lei, per risollevare l’industria italiana del risparmio gestito, quale soluzioni pratiche e concrete si potrebbero attuare?
E’ fondamentale puntare sulla qualità della gestione, nell’attività di ricerca e sul controllo del rischio (risk management). Deve essere inoltre prioritario investire nel patrimonio umano, puntando alla crescita ed alla continuità di figure capaci di realizzare performance superiori alla media. Dobbiamo anche riappropriarci e rivalutare i valori tipici della nostra industria: la diversificazione, la pronta liquidabilità, l’estrema trasparenza e la tutela di una efficace vigilanza solo dei veri e propri punti di forza in un mercato finanziario che ha visto crescere progressivamente i rischi per chi opera direttamente.
Come pensate di reagire nei prossimi mesi a questa difficile situazione?
Ci stiamo muovendo su due livelli: da un lato assecondiamo la ricerca di garanzia di risultato da parte della clientela, dall’altro rileviamo l’importanza di mantenere e riposizionare correttamente la componente equity all’interno dei portafogli. La prima attività viene supportata attraverso l’offerta della nostra piattaforma DWS GO Solution (certificati, fondi strutturati e prodotti garantiti), mentre la convinzione che le attuali valutazioni delle azioni siano particolarmente convenienti, ci fa ritenere plausibile che tra qualche tempo ripenseremo alle molte occasioni di acquisto mancate. I piani di accumulo, ad esempio, sono uno strumento ancora troppo poco utilizzato da parte dei risparmiatori.