Promotori finanziari – Il limbo di Jack

JACKFLY (1a Puntata)

Dovevi averla combinata davvero grossa, Giacomo La Mosca, per gli amici Jack, per ritrovarti a trentotto anni all’ospedale con le ossa rotte e la terra bruciata intorno. E poi c’è anche scappato il morto, e a questo punto le cose dovevano cambiare per forza. Ma dove avevi sbagliato?
Eppure il tuo lavoro lo sapevi fare. Altrimenti, perché ti avrebbero sempre pagato così bene?

Milano, Banca Nazionale degli Investimenti (BNI)
Ore 15.00 del 18 febbraio
Quella volta in particolare, venti mesi prima, quando eri entrato nella sede della Banca Nazionale degli Investimenti, in piazza Cordusio, avevi avuto la sensazione netta di star facendo un ottimo lavoro. Ti eri messo gli occhiali scuri – non si sa mai, in giro poteva esserci qualcuno che conoscevi – e ti eri avviato, come un normale cliente, verso la macchinetta sparanumeri. Avevi atteso disciplinatamente il tuo turno finché un’impiegata ti aveva fatto accomodare su una sedia davanti alla sua scrivania. Era una scrivania piccola e bianca e lei una biondina, con la camicetta candida di bucato e le dita affusolate. Tu, Jack, un omone di 100 chili per 189 centimetri d’altezza, capelli neri e dita che fanno fatica a schiacciare i tasti del telefonino, ci stavi a malapena su quella seggiola. Però eri riuscito a farti piccino e avevi saputo guardare la biondina con un’aria un po’ disorientata, mentre, dopo i soliti convenevoli, le spiegavi il perché della tua visita.

«Vede, signora, ho ricevuto un’eredità. Mia zia Felicita. Una santa donna che non si è mai sposata e che mi ha tenuto sulle ginocchia fino a… beh, forse neanche troppo, sono cresciuto in fretta… È che ho perso i genitori che ero piccolo, e mi ha tirato su lei. Si è dedicata a me. Non spendeva niente, non usciva mai. Mi ha fatto studiare, mi ha mantenuto all’università. Non so come abbia potuto fare tante economie. Però ecco che ora mi ritrovo questo gruzzolo…»
«… Che vorrebbe investire, signor La Mosca».

«Sì, appunto. Mi hanno parlato tanto bene della vostra banca». «E a quanto ammonterebbe il capitale?» D’accordo, Jack, lo sanno tutti che ti piace giocare. Ma non mi sembra una ragione sufficiente per distruggerti. O sì? In quel momento, avevi addirittura fatto finta di non trovare più l’assegno. Avevi aperto la ventiquattrore, l’avevi richiusa, avevi rovistato nelle tasche del cappotto, in quelle dei pantaloni, mentre la biondina ti fissava con il dubbio che fossi un pirla, un buffone. Poi ecco che, ripiegato alla peggio, dal taschino della giacca avevi tirato fuori un assegno stropicciato e lo avevi mostrato alla biondina.
Sulle cui guance si era diffuso un tenue rossore.

Sulle cui labbra si era palesato un lieve sorriso. I cui occhi si erano illuminati. «Ah, vedo che si tratta di una cifra molto interessante. In questo caso, se mi attende un attimo, la vorrei far parlare con il responsabile del settore private banking della nostra agenzia», «Il responsabile di cosa, scusi? Sa, l’inglese lo mastico poco». «Oh, non ci faccia caso, ci si dà un sacco di arie con l’inglese, ma poi le cose che contano veramente sono quelle solide, tradizionali… È il dottor Santini, che si occupa dei clienti privati particolarmente importanti, come lei».

«Come me?» Avevi fatto tanto d’occhi, “sorpresissimo” di essere trattato con tanta deferenza.
«Ma certo, dottor La Mosca. Se vuole attendermi un istante…»

*tratto dal romanzo JAKFLY di Nicola Scambia (www.jackfly.net)

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