Promotori Finanziari – L'ora della verità

E’ ora di dire la verità – attacca il promotore – il multibrand non è la panacea di tutti i mali ma è solo un palliativo che non garantisce nulla sul fronte consulenziale. In questi mesi le reti sono diventate una sorta di supermarket del risparmio gestito ma, in ogni caso, la scelta dei partners è assolutamente parziale poiché, ovviamente, l’offerta non riguarda la totalità dei prodotti presenti sul mercato ma solo una selezione, seppur ampia, degli stessi”.
 
“Immaginate – prosegue il professionista – che il vostro promotore sia un soggetto preparato, con la determinazione di prestare una consulenza davvero senza conflitti di interessi. Se venisse a sapere di un prodotto particolarmente interessante, dal punto di vista settoriale o geografico, offerto da una rete rivale – e non è un caso così peregrino – non potrebbe in ogni caso offrirlo ai clienti”.

In un mondo fantastico, ideale, vi dovrebbe indirizzare a un competitor per approfittare dell’offerta, con il rischio, ovviamente, di perdere definitivamente il cliente”. “Senza dubbio, in questo caso – prosegue il district manager – il promotore farebbe senza dubbio una bella figura, si comporterebbe realmente da consulente, ma si lascerebbe sfuggire un cliente. Costringendolo, poi, a cospargersi il capo di cenere davanti alla direzione commerciale, per aver subìto lo scippo di un cliente”.

La soluzione?
 
“Bisognerebbe imitare quello che, per esempio, accade oltreoceano. Dove la figura del tied agent per alcuni versi valica i confini entro i quali opera oggi il promotore finanziario italiano permettendogli di svolgere l’attività di distribuzione di tutti i prodotti – dico tutti i prodotti – e dei servizi collaterali a quelli di investimento ed assicurativi, come l’offerta dei mutui e i servizi di finanziamento. Una sorta di agente in missione solo per conto del cliente

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