Promotori finanziari, viva il cliente "ignorante"

Cultura è certamente una parola troppo spesso abusata oppure usata  per ‘non dire nulla’, ma in questo caso proprio di essa abbiamo bisogno. Mi spiego meglio: siamo in un momento di crisi diffusa – uso il termine ‘diffusa’ perché questo passaggio coincide con un momento storico che va ben al di là  di una caratterizzazione solo finanziaria, un momento cioè che vede finire un’epoca legata allo sfruttamento energetico dei derivati del petrolio, unitamente all’affacciarsi repentino di nuovi stati guida contemporaneamente all’affermarsi altrettanto repentino di nuovi strumenti di comunicazione condivisa (penso ai 4.100.000 iscritti in un anno solo a Face Book) e molto altro ancora…

Ed è proprio in questi momenti apparentemente così bui che la cultura ci aiuta a tener dritta la barra, ad avere una ‘visione’ del futuro. Quindi più che mai nel campo dell’economia e finanza l’imperativo dovrebbe essere: più cultura generale, più trasparenza, più partecipazione. Ma, in questo caso, che significa esattamente cultura, parlando terra terra?

Poche cose e molto semplici, direi e provo immeditamente a segnalarne qualcuna: introdurre un grado di cultura finanziaria nelle scuole secondarie, creare piattaforme per attivare una comunicazione a due vie con i consumatori, promuovere occasioni fisiche di incontro e scambio (eventi, festival, meeting), sponsorizzare ricerche di mercato che vadano a scandagliare in profondità i desiderata riguardanti questo argomento, varare una campagna collettiva sovvenzionata da tutti gli operatori per spiegare i fondamentali e far valere, attraverso il dialogo, le ragioni di una sana visione economica della vita e… molto altro ancora. E’ molto, certamente, ma nulla di così terribilmente irrealizzabile!

Solo in un tale contesto allargato va inserita la figura del promotore finanziario che, in questo incredibile momento di capovolgimenti e rinnovamento, potrebbe, per le sue caratteristiche di contatto con il cliente e di presenza sul territorio, se accogliesse le istanze sopra menzionate, diventare un propulsore del cambiamento.

Risponde la redazione di Bluerating.com
Qualcuno, leggendo l’articolo “Cari promotori, fate cultura e non solo consulenza“, ha reagito lamentando le eccessive responsabilità riposte nella categoria dei promotori finanziari. Qualcuno ha raccolto l’invito-provocazione e ha suggerito, come nel caso del lettore di cui riportiamo oggi la mail, delle soluzioni concrete. Molte delle quali non coinvolgono direttamente il promotore. Anzi. Ma il promotore/consulente è stato indicato dal nostro lettore come “propulsore del cambiamento” grazie alle sue “caratteristiche di contatto con il cliente” e alla sua “presenza sul territorio”.

E’ vero, diventare propulsori del cambiamento è un impegno non da poco. Ma è anche vero che non è altro che il lavoro fatto in questi anni dalla categoria che ha contribuito a diffondere in Italia il concetto di risparmio gestito e termini come “fondi comuni” e “investimenti”.

Per questo, cari promotori e cari consulenti, siete solo voi gli unici in grado di incrementare il bisogno di cultura finanziaria. Un bisogno di cultura che consentirà nel tempo un aumento di trasparenza (non solo nelle informazioni fornite dai promotori ai clienti, ma anche nelle informazioni fornite dai clienti ai promotori). E un aumento di partecipazione (come giustamente indica il nostro lettore). Dove per partecipazione si intende anche un maggiore “attivismo” del cliente nell’attività di pianificazione finanziaria.

D’altronde cos’è meglio? Un cliente “ignorante” che non sa riconoscere un promotore/consulente di qualità e ascolta chiunque bussi alla sua porta con una valigetta carica di strumenti finanziari (più o meno tossici)? O un cliente evoluto che, una volta riconosciuta la professionalità del promotore/consulente, si affida alle sue competenze per la sua pianificazione finanziaria?

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