Promotori Finanziari – La consulenza indipendente? Non è la soluzione

La crisi dei mercati impatta inevitabilmente sui promotori. Qual è attualmente il sentiment dei promotori toscani? Decisamente non vedo panic selling tra i risparmiatori. Si contano sulle dita di una mano i clienti che sono stati sopraffatti dall’ansia e hanno avuto comportamenti incoerenti. Ho lo stesso ritorno dai colleghi: per tutti soprattutto un grande impegno per spiegare quello che sta succedendo, per tranquillizzare sulla ‘sicurezza’ del sistema, oggi forse la maggiore preoccupazione.

Come si sta muovendo Anasf per combattere l’attuale momento di crisi e assistere i pf? E lei in particolare?
I nostri clienti si sono rivelati maturi, anche se giustamente preoccupati. Non esiste una parola magica, ma un’opera costante di ‘educazione finanziaria’ e di condivisione consapevole delle scelte nel tempo. Questa è stata anche la linea indicata da ANASF in tutti questi anni.

Da alcuni mesi si sta notando un pericoloso deflusso dei promotori. Lei come giustifica questo trend? Qual è la vostra fonte?
A me non risulta e del resto anche i dati Consob dicono altro: il numero di pf è in aumento e ad oggi si attesta a 61.900 promotori finanziari iscritti all’albo, confermando il trend in crescita degli ultimi anni (nel 2006 erano 60.900 e nel 2007 61.500).

Sulla reputazione dei promotori stanno indubbiamente pesando negativamente le performance di strumenti come le GPF e le index. Qual è il suo giudizio in merito?
Mi sembra un’affermazione un po’ forzata: la nostra reputazione si costruisce nel tempo stando accanto al cliente, guidandolo a scelte consapevoli e soprattutto frutto di una valutazione razionale. Il pericolo maggiore è fare scelte di investimento dettate dalle emozioni, non solo dal panico ma anche dall’euforia.

Molti pf stanno optando per la consulenza indipendente. Qual è la sua opinione su questa professione?
Oggi è vero forse più il contrario: ci sono consulenti che stanno valutando di diventare o tornare a essere promotori. Del resto la consulenza indipendente nasce da una situazione sorpassata, dove ai pf non era consentito fare consulenza, se non strumentale. Oggi non è più così: non è un caso che la MiFID abbia esportato a livello europeo il modello del promotore finanziario italiano. E’ una figura estremamente regolamentata e il cliente è tutelato al massimo. Inoltre quasi tutte le società presentano un’offerta multibrand che offre la possibilità ai propri promotori di fare consulenza ad ampio raggio. Le società che non hanno scelto questa via offrono altri vantaggi come quello di conoscere esattamente cosa c’è dentro ai fondi che il pf offre, aspetto particolarmente importante nel caso di prodotti flessibili. Ma qui il discorso si farebbe lungo. Se si fa riferimento a un ipotetico conflitto di interesse del pf rispetto al consulente indipendente, non dobbiamo dimenticarci che nei paesi anglosassoni, dove questa figura è più diffusa, esistono comunque accordi economici tra società prodotto e consulenti che ‘consigliano’ i loro prodotti. Credo che il vero superamento del conflitto di interesse non stia nel chiamarsi ‘promotore’ o ‘consulente’ quanto nella consapevolezza che il nostro comune patrimonio sono i clienti e che il nostro futuro dipende dal loro grado di soddisfazione nel tempo.

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