Promotori Finanziari – I toscani sono sempre bastian contrari

“Io non voglio difendere la mia categoria – attacca G.P.- non ne vedo la ragione. Sebbene la mia opinione difficilmente farà cambiare l’idea che ognuno si è fatto, e chi detesta i promotori i continuerà ad non sopportarli, mentre chi si è trovato bene, e non sono certo in pochi, continuerà ad affidarsi a loro per investire, ci tenevo a dare il mio parere”.

Un giudizio ammantato da spunti polemici: “se la maggior parte degli osservatori desidera sapere qual è il sentiment sui promotori molto probabilmente raccoglierà solo lamentele, poiché solo chi ha da protestare sente la necessità di farsi sentire – e non a caso sui quotidiani vengono sempre pubblicate le notizia negative – mentre la maggior parte, che fa il proprio dovere, giorno per giorno, non fa certo rumore”. Secondo il promotore è in un certo senso comprensibile che faccia più scalpore un promotore disonesto “che magari scappa con la cassa ai tropici”, piuttosto che 30.000 affidabili – come si dice è la stampa baby…

“Mai, però, che si analizzino i problemi e si chiariscano alcuni aspetti basilari” attacca il promotore . E tra questi il professionista ricorda ai critici che i promotori, ad esempio, non possono ricevere i soldi in contanti dai clienti e “se si rispettasse questa semplicissima regola la gran parte dei rischi connessi all’investimento sarebbero cancellati”. E giusto per fare ancora più chiarezza, e sgombrare il campo dagli equivoci, il professionista sottolinea che i suoi colleghi guadagnano sulle commissioni pagate dal cliente. “Non c’è niente di eccezionale. Esercitare la professione di pf è un lavoro come tutti gli altri e come tale deve essere remunerato. Scusate una domanda: su cosa guadagna un venditore di computer? Sulla differenza fra quanto paga il prodotto e quanto lo rivende. Senza dimenticare tutte le spese che deve sostenere, compresa la più importante, ovvero quella relativa alla consulenza e alla formazione”.
 
E in questo senso il promotore ricorda tutte le spese che un intermediario deve sopportare come il telefono, la macchina, il carburante, le spese d’ufficio i contributi e le tasse. Senza dimenticare le somme da destinare ai corsi di aggiornamento. Detto questo rimane il fatto, non trascurabile, sostiene il professionista, che ogni promotore interpreta il lavoro come meglio crede. “E la differenza, sostanziale – spiega il pf – sta nel fatto che il furbo dura poco mentre il promotore onesto ricava meno ma riesce a operare per molti anni”.
 
E per questo motivo il promotore critica la “consulenza indipendente”. “Secondo alcuni rappresenta la vera ciambella di salvataggio dell’industria. Invece secondo me la soluzione per il cliente, passa dalla bravura e dalla onestà del professionista” conclude il promotore.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!