Fusione in vista tra le unità di brokerage di Citigroup e Morgan Stanley

Citigroup sarebbe pronta a cedere il controllo della propria unità di brokerage a Morgan Stanley, per una cifra superiore ai 10 miliardi di dollari. Citigroup, gravemente colpita dalla crisi finanziaria, sta cercando di monetizzare i propri asset, per ripianare le recenti perdite, nel 2008 pari a 20 miliardi di dollari.
L’unità, con a capo Smith Barney, è stata negli ultimi anni al centro dei piani di Citigroup, e ancora adesso sembra in grado di poter generare reddito; desta quindi qualche preoccupazione, in più di un analista, la scelta dell’istituto; il rischio potrebbe essere quello di precludersi le fonti di reddito futuro, per la necessità di reperire capitali freschi.
Non sembra quindi sufficiente l’iniezione di liquidità di 45 miliardi, messa in atto nel 2008 dal tesoro americano e la garanzia governativa di 306 miliardi sui titoli tossici emessi dalla banca.

Per Morgan Stanley la logica dell’operazione è quella di accedere a una clientela più vasta e di acquisire expertise, in un settore che la vede presente ma non certo protagonista.

L’obiettivo è quello di creare una join venture, la Morgan Stanley Smith Barney, dove Morgan Stanley abbia inizialmente una partecipazione del 51%, con facoltà di salire al 100% entro cinque anni. La nuova società dovrebbe avere 22,000 broker, superando così le dimensioni della divisione di Bank of America.

I portavoci delle due banche non commentano la notizia trapelata nel corso del week end, l’annuncio di accordo dovrebbe comunque essere dato nel corso della settimana.
C’è attesa per vedere come reagiranno i titoli a Wall Street, dopo le forti perdite delle ultime sedute.

Nell’ottica di questa operazione si può leggere l’uscita dal cda di Citigroup di Robert Rubin, ex segretario del tesoro americano durante la presidenza Clinton, e grande difensore della divisione di brokerage, tuttavia è più probabile che le dimissioni di Rubin siano dovute a un prossimo incaricato al tesoro.
 

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