Dopo la previdenza complementare, è la volta della sanità integrativa

La critica situazione in cui si trova il welfare se inizialmente riguardato soprattutto gli aspetti previdenziali, oggi inizia anche a riguardati gli aspetti legati all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria. Il settore assicurativo sotto questo punto di vista, per l’Ania (Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici) può e deve svolgere un ruolo sempre più attivo nel segmento.

Recentemente in occasione di un convegno sulla sanità complementare Roberto Manzato, esponente di Ania, ha sottolineato che il settore assicurativo ha l’ambizione e le competenze per assumere un ruolo sempre più importante in tale segmento. Per il momento le assicurazioni forniscono copertura assicurativa ai fondi e casse di assistenza sanitaria, distribuisce prodotti malattia tramite le reti distributive, investe le riserve regolamentari per le prestazioni assicurate, stringe convenzioni con i provider e gestice un elevato numero di richieste d servizi di assistenza.

Ma per l’esponente dell’Ania le assicurazioni potrebbero svolgere in realtà un ruolo maggiore se si ponesse mano ad alcuni aspetti. In particolare bosignerebbe disciplinare le condizioni di esercizio dei fondi, ossia si dovrebbe prevedere anche per i fondi sanitari una disciplina chiara ed efficace in termini di trasparenza e di controlli. Inoltre bisognerebbe mettere in atto delle misure per aumentare la competitività tra i provider dei servizi sanitari e soprattutto equiparare fiscalmente i diversi strumenti. Oggi le polizze malattia sia collettive sia individuali sono escluse dai benefici fiscali (intesa anche  come deducibilità) concessi ai fondi sanitari e sono soggette a imposte sul premio del 2,5%. Infine andrebbe rivista la disciplina per l’erogazione di prestazioni assistenziali di tipo long-care da parte dei fondi e casse sanitarie e andrebbe anche attuata una regolamentazione per la costituzione di fondi sanitari aperti, degli strumenti utiliper i cittadini e i lavoratori.

Per Ania questo mercato andrebbe agevolato e stimolato. Dalle ricerche emerge che in Italia il finanziamento per la spesa sanitaria con forme di assicurazione private è molto basso, irrisorio e che lo sviluppo di forme sanitarie integrative è utile per migliorare il sistema sanitario del paese. Di certo l’ambizione non è quella di arrivare come in Francia (qui il settore dei fondi sanitaria intermedia il 10% della spesa sanitaria globale) o in Olanda (dove l’acquisto della polizza sanitaria con copertura base è stabilita per legge), mercati molto più evoluti dal punto di vista assicurativo, ma di dare una scossa certamente si.

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