Secondo il professionista le istituzioni hanno in pratica voluto dare un’impostazione molto restrittiva alla MiFID e “pare che con l’istituzione di un nuovo ordine la volontà sia quella di limitare fortemente l’accesso a questa professione, favorendo tutto sommato l’attuale situazione, caratterizzata da continui conflitti d’interesse. Proprio l’opposto di quello che era lo spirito di questa normativa: dischiudere il mercato alla concorrenza e limitare l’influenza degli intermediari che operano in conflitto di interessi”.
Nel regolamento sui requisiti per l’iscrizione all’albo dei consulenti finanziari la norma che solleva maggiori dubbi nel professionista è sicuramente quella sui requisiti patrimoniali. “Si impone ai consulenti – spiega De Vecchi – di stipulare una polizza per il rischio professionale. Questa scelta rischia di creare dei legami “poco trasparenti” con le compagnie assicuratrici. Una sorta di vincolo che può esporre i consulenti al gravissimo, e latente, rischio di un conflitto di interessi.
Proprio il fenomeno che noi consulenti combattiamo con forza”. Il professionista, poi, esamina gli altri esempi di consulenza offerti all’estero e sottolinea che oltreconfine si è cercato di ridimensionare decisamente le compagnie di assicurazione e la loro influenza. In conclusione De Vecchi giudica queste iniziative utili solo a limitare l’appeal della nascente professione di consulente indipendente: “evidentemente l’obiettivo del legislatore italiano è quello di scoraggiare la platea di persone che vogliono iniziare una nuova avventura lavorativa. O quello di riservare la consulenza indipendente alle tradizionali SIM di promozione. Che come sappiamo vivono in palese conflitto di interessi”.