Assopopolari: “ Trattato di Maastricht, un obiettivo mancato, un’idea da ripensare”

ANNIVERSARIO – Il 7 febbraio del 1992, esattamente 25 anni fa, a Maastricht, allora sconosciuta cittadina olandese, i capi di stato e di governo di 12 Paesi che formavano la Comunità Europea e firmavano un trattato che entrerà in vigore il 1° novembre dell’anno successivo e che sarà decisivo per la storia dell’Europa. Un trattato che darà una sterzata decisiva a un ambizioso progetto elaborato all’indomani della seconda guerra mondiale e che avrebbe dovuto portare a una Unione prima di tutto politica ed economica e poi anche monetaria. “Con Maastricht l’ordine delle priorità viene ribaltato”, recita un comunicato di Asspopolari, la sigla di categoria delle banche popolari italiane che in occasione dell’anniversario ha compiuto una riflessione sugli effetti di quegli accordi negoziali di 25 anni fa.

EUROPA A DUE VELOCITA- L’unità monetaria che nel giro di dieci anni farà nascere l’Euro è la sola e unica che, ad oggi, si è realizzata, sostiene Assopopolari. La faticosa unità economica è lontana dal realizzarsi tanto che proprio la Germania di Angela Merkel solo ora arriva a proporre un’Europa “a due velocità”. Dell’unità politica non si hanno più notizie e anche l’Euro, soprattutto negli ultimi mesi, comincia seriamente ad essere messo in discussione tanto che deve intervenire il Governatore della BCE, Mario Draghi, ad affermare, tanto perentoriamente quanto drammaticamente, che “L’euro è irrevocabile e così prevede il trattato!”.

Si discute e si discuterà, anche grazie all’occasione dell’anniversario, di ciò che è realmente oggi l’Unione Europea, dello stato della sua democrazia, della sua economia e del suo sistema bancario o dell’abbandono della Gran Bretagna. Si analizzeranno i motivi che portarono 25 anni fa a quel trattato e le intenzioni – certamente le migliori – che erano alla base di quella scelta. “Una cosa però – secondo il segretario generale dell’associazione fra le Banche Popolari, Giuseppe De Lucia Lumeno – è immediatamente chiara. L’obiettivo originario era molto ambizioso. Se aveva ragione l’allora Ministro del Tesoro, Guido Carli, nel ritenere che nessuno in Italia era consapevole degli effetti che quel trattato avrebbe avuto sul nostro Paese, bisogna riconoscere che oggi di quegli effetti non vi è traccia e l’intero progetto non solo è stato abbandonato ma diversi, e non sempre limpidi, interessi ne hanno prodotto un vero e proprio rovesciamento”.

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