Etf vs. fondi comuni, azionario Russia

A partire dalla crisi bancaria del 1998, con il default sul debito e la svalutazione del rublo, l’economia russa aveva imboccato un circolo virtuoso, spinta dal rialzo dei prezzi di gas e petrolio, dei quali la Russia è il principale produttore ed esportatore mondiale, e da un ingente afflusso di capitali esteri, sotto forma di investimenti diretti esteri, ovvero investimenti di imprese estere, ma soprattutto investimenti di portafoglio, ovvero acquisizione di attività finanziarie domestiche da parte di soggetti non residenti. Negli investimenti diretti rientrano anche i prestiti concessi dal settore bancario estero, contraddistinti da una visione di lungo termine e quindi una scarsa reversibilità, tuttavia in Russia questa tipologia risultava minima, rispetto agli acquisti di attività finanziarie del settore privato, per questo la caratteristica di veloce reversibilità degli investimenti di portafoglio è scoppiata, in tutta la sua gravità, nel corso del 2008, quando alla crescente avversione al rischio è sorto il rischio politico.
Il mercato azionario russo, dopo i guadagni di oltre il 300 per cento degli ultimi anni, è stato il peggiore del 2008, con il Micex in calo di oltre il settanta per cento, passato dai 2.200 punti del 2007, agli attuali 620.
Nell’ultimo trimestre la borsa russa è stata chiusa diverse sedute, aumentano la percezione degli investitori sul livello di trasparenza e liquidità del mercato, sul quale ha gravato la crisi del rublo. 
 
Nel mercato Etf Plus di Borsa Italiana, per investire sulla Russia, sono presenti due Etf.
Il Db X-Trackers Msci Russia Capped Index Etf (-67% da marzo 2008), con Gazprom che risulta di gran lunga la società più rappresentata, ed il Lyxor Etf Russia Dj Rusindex Titans 10 (-66,45%), che investe nella 10 azioni più liquide e capitalizzate del mercato russo, le cui principali sono Surgutnefte Gas, Lukoil e Gazprom.

Nel mercato del risparmio gestito italiano, i fondi comuni specializzati sulla Russia non sono numerosi e perdono indistintamente il confronto con l’Etf di Lyxor.
Tra i migliori fondi comuni dell’ultimo anno ci sono l’Ubs Equity Sicav Russia (-70,69%), che ha evitato i finanziari e vede il settore energetico pesare il 42 del portafoglio, con Gazprom, Rosneft e Lukoil tra le principali società rappresentate, il East Capital (lux) Russian Fund (-72,72%) e il Cs Equity Fund Russia Explorer (-73,03%).

Tra i peggiori fondi comuni dell’ultimo anno vi sono invece il Dws Russia (-84,79%), che non è riuscito a sfruttare pienamente il rimbalzo di novembre ed è stato appesantito dai bancari, con Sberegatelniy bank che è il primo titolo in portafoglio; segue il Jp Morgan Funds Russia (-77,69%), che ha sottopesato gli energetici (25,7%) a favore delle materie prime (31,1%).

Sul mercato russo gravano ancora fortissimi problemi economici e politici, tuttavia nelle ultime settimane ha mostrato una certa ripresa. A fronte della forte correzione subita le valutazioni risultano molto interessanti e le opportunità di crescita domestiche di lungo periodo non mancano, è difficile però capire se questo sia già il momento di prendervi posizione, o piuttosto non sia meglio aspettare di avere una visione più chiara sull’evolversi della situazione.   

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