iShares: gli Etf battono i fondi attivi

Abbiamo visto nell’articolo di ieri (link) come Nizam Hamid, responsabile nelle strategie di vendita per iShares Europe, abbia illustrato, alla conferenza organizzata da iShares sull’Asset Allocation, l’importanza della genesi di alpha, sia nei fondi attivi connessi all’equity, che in quelli a reddito fisso. Rispetto alla media dei fondi attivi, Hamid ha sottolineato come gli Etf, riferendosi a quelli della propria società, possano performare decisamente  meglio del proprio benchmark, sia in termini di rendimenti che di rischio, rispetto a quanto facciano i fondi attivi.

Il tutto nasce dalla mancanza di sostenibilità dei rendimenti dei fondi attivi vista nel precedente articolo. I manager, infatti, hanno bisogno di concentrare la propria attenzione sulla creazione di alpha attraverso strategie di asset allocation e scegliendo, opportunamente, la giusta combinazione rischio-rendimento. La questione per molti manager, allora, converge su come implementare questo approccio e migliorare la propria esposizione sugli asset. Tradizionalmente, la soluzione a questa problematica è stata risolta basandosi sull’utilizzo di fondi attivi all’interno del proprio portafoglio, ma gli Etf possono fornire una soluzione più efficiente. Nei portafogli per un certo target del rischio costruiti dal team di iShares ed illustrati dal managing director Nizam Hamid, è stato possibile dimostrare come gli Etf possano garantire vantaggi notevoli rispetto a medesimi portafogli sui fondi attivi.

Infatti, i portafogli costruiti con Etf hanno mostrato costi minori rispetto ad equivalenti strategie basate sui fondi attivi. Analizzando quattro diverse tipologie di esposizione al rischio, difensiva (risk target 5%), neutrale (8%), propensa alla crescita (11,5%) ed aggressiva (15%), i rendimenti degli Etf sono stati più sostenibili rispetto ai fondi attivi, ed hanno permesso di controllare meglio il fattore rischio rispetto alle analoghe strategie dei fund manager.

Come Nizam Hamid ha mostrato per il proprio set di portafogli costruiti, i costi degli Etf per un portafoglio difensivo sarebbero apri allo 0,27% mediamente, contro lo 0,92% dei fondi attivi, uno spread dello 0,65%. Ed i valori aumentano passando da un profilo di rischio basso ad uno più elevato, sino ad arrivare ad una strategia aggressiva, in cui la differenza tra Etf e fondi attivi si acuisce, sino a giungere allo 0,74%. Il costo degli Etf sarebbe, difatti, pari allo 0,37%, mentre quello dei fondi attivi all’1,11%.

In termini di performance nell’anno 2008, altamente volatile e negativo, gli Etf hanno avuto rendimenti negativi, ma molto meno rispetto ai “colleghi” fondi attivi. Un portafoglio difensivo vedrebbe una differenza a favore degli Etf, pari al -4,85%: gli Etf, nel portafoglio elaborato dal team di iShares, avrebbero reso il -0,11% nella caduta del 2008, mentre i fondi attivi il -4,96%. Stesso discorso per le strategie neutrali (spread a favore degli Etf del -3,24%) ed in crescita (-2,27%), in cui, per un maggior profilo di rischio, lo spread, stavolta, diminuisce. ad ogni modo, ancora una volta, gli Etf hanno performato meglio dei fondi attivi. Addirittura, nel portafoglio aggressivo, gli Etf nel 2008 hanno performato lo 0%, mentre i fondi il -2,18%, con una differenza del -2,18% appunto.

In definitiva, gli Etf possono fornire vantaggi significativi agli investitori, apportando loro rendimenti consistenti e neutrali verso il benchmark, per livelli controllati di rischio dello stesso. Mediamente, gli Etf hanno sovraperformato negli ultimi 8 anni il proprio benchmark  di 89 punti percentuali mentre, nei dati analizzati da iShares, la performance media dei fondi è stata sotto i parametri di riferimento di 297 punti base. In media, infatti, i fondi hanno registrato una volatilità rispetto all’indice molto elevata. La volatilità degli Etf, invece, a 12 mesi è stata di 66 punti base sotto il benchmark.

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