Certificati – I vantaggi degli equity protection

Protezione del capitale inizialmente corrisposto, partecipazione alla performance del sottostante (azioni, indici, valute o commodities), mercato secondario efficiente e trasparente e semplicità dei meccanismi di rendimento, sono le caratteristiche solitamente richieste dagli investitori in un certificato. Questo il parere di Donato Finardi, head of listed products per Banca IMI, secondo quanto emerge dall’intervista pubblicata nella newsletter Inside Markets di Borsa Italiana.

Tutte queste specifiche sono rintracciabili nei certificati equity protection, prodotti che hanno riscontrato un certo successo presso il pubblico, soprattutto in queste fasi calanti del mercato azionario. Questi strumenti proteggono l’investimento iniziale del sottoscrittore in maniera totale o parziale, a seconda del certificato, e consentono di partecipare alla performance del sottostante di riferimento. Il vantaggio è quello di beneficiare di una protezione del premio iniziale, in queste fasi di alta volatilità dei mercati.

Come illustra Finardi, vi sono diversi tipi di equity protection, tra cui i long, i long con cap e gli equity protection short. Nel primo prodotto finanziario l’investitore partecipa agli eventuali rialzi del sottostante senza limiti mentre, nella tipologia con cap, un tetto massimo è posto ai guadagni al rialzo sul sottostante. L’equity short, invece, è adatto per coloro che nutrono aspettative ribassiste sul sottostante, con la possibilità, quindi, di guadagnare dalle eventuali performance negative.

Acquistare sul mercato secondario strumenti che quotano ad un livello inferiore al prezzo di rimborso (100 euro), è un’altra peculiarità interessante degli equity protection. Si tratta di strumenti che a scadenza proteggeranno parzialmente o totalmente il capitale nominale e che a causa della discesa del sottostante quotano sotto “100”. In questo modo, il sottoscrittore ottiene a scadenza un rendimento minimo, ma certo.

Inoltre, è importante sottolineare il vantaggio fiscale dei certificati rispetto ad altri strumenti assimilabili come gli Etf ed i fondi, ricorda Donato Finardi. Infatti, come riporta IM, “acquistando un certificato, le eventuali plusvalenze possono essere compensate con minusvalenze già realizzate dagli investitori (in quanto si configurano come “redditi diversi”). Complice il brusco ribasso dell’ultimo anno, sono sicuramente numerosi gli investitori che vantano un poco invidiabile credito fiscale dovuto a perdite subite nel corso degli ultimi anni su azioni, Sicav e ETF di diritto estero o certificati”.

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