Ad ogni modo, l’investimento predominante rimane quello sugli etf riferiti all’equity, dei quali il 94% del campione intervistato si è dichiarato soddisfatto della scelta fatta. Infine, il sondaggio mostra come il 47% dei rispondenti gradisca un ulteriore sviluppo degli etf collegati agli equity delle economie emergenti.
In termini di sottostanti, gli etf che coprono sui mercati in generale sono preferiti rispetto a quelli collegati a specifici sotto-segmenti. Inoltre, gli investimenti di lungo termine sono risultati esser più frequenti di quelli di breve periodo. Il risultato è sorprendente, se si considera che la peculiarità principale degli etf è che offrono mediamente investimenti proprio per replicare l’andamento di un particolare sotto-segmento di mercato e che sono strumenti liquidi e facilmente scambiabili sui mercati.
Gli utilizzi più avanzati degli etf, secondo l’indagine, non sono molto usati. Si tratta, ad esempio, degli etf come strumenti di prestito, delle opzioni di trading sugli etf e delle vendite short degli etf. Tali strategie operative sono adoperate solo da una piccola frazione dei rispondenti (meno del 15%); al contrario, gli etf che puntano sugli andamenti inversi del mercato, sono utilizzati quasi dal 30% degli intervistati. Eppure il fatto che tali operazioni siano scarsamente utilizzate, non dipende dalla scarsa conoscenza di esse: solo il 10% di quelli che utilizzano gli etf non le conosce.
Ad ogni modo, la ricerca mostra come sia in termini di liquidità, che per trasparenza e costi, gli etf ed i futures siano gli strumenti preferiti dagli investitori come fondi connessi ad indici. Rispetto ai futures, comunque, gli etf sono preferiti dal campione per le più basse quote minime di sottoscrizione, per i minori vincoli operazionali, e per i vincoli legislativi ai quali sono sottoposti.