Certificati – Ritorno di fiamma per gli step

Il 2009 è stato un anno contraddistinto finora dalla conferma dell’interesse verso certificati di tipo autocallable e da un ritorno di fiamma per i certificati che puntano sul rialzo incondizionato delle borse. Convinti dell’ingresso dei mercati in una fase di stabilizzazione destinata a prolungarsi nei mesi a venire, molti hanno scelto di investire negli step certificate, ha spiegato Moira Magni (nella foto), certificate product manager di Banca Aletti. Infatti, “questi prodotti permettono di ottenere il rimborso del capitale e il pagamento di una cedola, purché dopo un anno dall’emissione il sottostante non abbia perso valore. Altrimenti, la verifica di questa condizione è rimandata agli anni successivi e non appena si verifica il certificato scade, pagando una cedola che cresce di anno in anno”.
Lo step sul titolo Eni, emesso a 100 euro e rimborsato a fine settembre a 107,50 euro, con due anni di anticipo rispetto alla scadenza prevista, è “un esempio di successo”. Appartengono, invece, all’insieme dei certificati per gli investitori con aspettative rialziste i bonus e i planar certificate.
I primi, con scadenza tipica di 3 anni, garantiscono un rendimento minimo a scadenza, in assenza di discese delle borse dell’ordine del 40%-50% rispetto ai livelli post riduzione dei listini del 2008 e permettono di beneficiare interamente della loro crescita.
I planar, invece, replicano a scadenza la performance positiva del sottostante, senza limiti, mentre in caso di ribassi, garantiscono la restituzione integrale del capitale investito, per perdite fino ad un livello prefissato, oppure al di sotto di questo livello espongono ad una perdita inferiore a quella del sottostante. In particolare, l’offerta di Banca Aletti si sta molto concentrando sui sottostanti più utilizzati dagli investitori e conosciuti, come ad esempio gli indici DJ Eurostoxx 50 e FTSE MIB. “La nostra offerta – afferma la responsabile per Aletti – è sempre stata caratterizzata dalla predilezione dei sottostanti tradizionali, blue chip o indici dei mercati azionari dei Paesi più economicamente sviluppati, che offrono, tipicamente, il maggior grado di liquidità tra tutti i possibili sottostanti”.
La liquidità del sottostante è un fattore determinante affinché sia scelto, in quanto rappresenta una delle variabili principali che influenza l’efficienza della quotazione dei certificati sul mercato SeDeX.
Infatti, “la bontà di un certificate non si misura solo sulla base delle aspettative di rendimento a scadenza, ma anche rispetto all’efficienza del suo prezzo” ha dichiarato Magni. Come tipologia di investitore, i certificati sono strumenti per la maggior parte utilizzati dagli istituzionali. Quest’ultimi “si orientano verso strumenti con un livello medio di complessità e sofisticazione più alto, rispetto ai prodotti tipicamente richiesti dagli investitori individuali, sebbene questa tendenza si attenui in periodi di generalizzata avversione al rischio” ha affermato Moira Magni. “Qualunque sia il certificato scelto, entrambe le categorie di investitori necessitano di conoscere l’evoluzione nel tempo del valore del loro investimento e mentre gli istituzionali, tipicamente, hanno le competenze teoriche e gli strumenti informatici adatti a compiere valutazioni in maniera autonoma, i privati generalmente non hanno la stessa autonomia”. Soddisfare l’esigenza di trasparenza sul valore dei certificati degli investitori privati è l’obiettivo di Banca Aletti, che ha scelto di quotare tutti i propri certificati in Borsa Italiana, garantendo la presenza di prezzi denaro e lettera in via continuativa durante tutto l’orario di borsa aperta e sottostando alle regole stringenti del mercato volte a tutelare il singolo investitore. In questo modo, chiunque abbia acquistato un certificato ha la possibilità di liquidare in modo semplice e veloce l’investimento, prima della data di scadenza.

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