Resistenza alla crisi

I crolli del 2008 e inizio 2009, e il successivo rally, come si sono riflettuti sul mercato degli Etf?
I crolli dei mercati azionari hanno ovviamente impattato sulle performance dei prodotti ma non hanno avuto effetti disastrosi sulla crescita delle masse degli Etf. Complessivamente questo mercato hacontinuato a crescere e attrarre investitori grazie alla capacità degli emittenti di reagire alle mutate condizioni tempestivamente con il lancio di prodotti monetari e obbligazionari. In particolare, durante la crisi, molte masse si sono riversate sugli Etf Eonia. Un’importante componente del successo degli Etf è legato alla varietà della gamma disponibile che fa sì che vi siano prodotti interessanti per ogni scenario di mercato.

Prevede un consolidamento o una crescita nel numero e nei mercati coperti dagli Etf quotati in Borsa Italiana? Avete in previsione nuovi lanci?
La maggior parte dei mercati hanno già uno o più Etf di riferimento. Vedo tuttavia spazio per nuovi prodotti ma non di tipo tradizionale (quindi azionari), penso che il nuovo sviluppo di questi prodotti sarà su sottostanti obbligazionari o tematici.
Su questi ultimi un grosso vincolo è rappresentato dal costo che l’emittente sostiene per la creazione di un Etf che, unito alle basse commissioni dello strumento, alzano gli asset minimi da raccogliere per rendere conveniente l’emissione.

Il lancio del Ftse/Jse Africa Top 40 e del South-East Europe Traded ha completato la gamma di Etf sugli emergenti disponibile, qual è stata l’accoglienza?
I nostri prodotti hanno subito il crollo dei mercati nel 2008. Dai minimi del 2009, tuttavia stanno continuando ad attrarre l’interesse degli investitori per le ottime performance. Tutti i nostri Etf su mercati emergenti si collocano tra i best performer quest’anno, quello sull’Africa ha ottenuto più del 30% e performance simili le ha registrate quello sul Sud est europeo. Siamo molto positivi su questi due indici che riteniamo continueranno ad attrarre investimenti sia da parte degli investitori istituzionali che privati. Comunque non ci si può aspettare che le allocazioni su tali mercati siano paragonabili a quelle sui mercati delle economie sviluppate (Europa, America e Asia).

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