Sal Oppenheim parla australiano

L’annuncio è arrivato poco prima di Natale ed è passato quasi in sordina sulle pagine dei quotidiani nazionali: “Sal. Oppenheim Jr. Cie ha comunicato che venderà la divisione dei derivati al gruppo finanziario australiano Macquarie Group”, così recitavano le poche righe dedicate all’operazione che ha chiuso una vera e propria telenovela che fino all’ultimo ha coinvolto anche Mediobanca.
In particolare, i vertici di Piazzetta Cuccia, che puntavano principalmente agli addetti dell’istituto tedesco attivi nell’investiment banking e nell’equity capital markets, non volevano addossarsi anche i rischi legati al business dei derivati rivolti alla clientela retail. E proprio per questo, a inizio ottobre dell’anno scorso, Mediobanca ha ufficialmente annunciato di non essere più interessata a Sal. Oppenheim.
A quel punto rimanevano in pista solo l’australiana Macquarie e gli inglesi di Barclays. Dopo due mesi e mezzo di indiscrezioni è arrivato l’annuncio ricordato all’inizio. L’operazione Macquarie Group-Sal. Oppenheim, che dovrebbe concludersi all’inizio del secondo trimestre del 2010, rientra nel piano di ristrutturazione varato dopo l’offerta su Oppenheim avanzata da Deutsche Bank. Quest’ultima intende infatti dismettere gli asset non facenti parte del wealth management.
Tra i quali appunto il business dei derivati. “Il business dei derivati e dei prodotti strutturati di Sal. Oppenheim consente a Macquarie di accedere ad una nuova gamma di strumenti tramite una piattaforma tecnologicamente avanzata e un team di grande esperienza con conoscenza anche dei vari mercati locali” ha dichiarato a caldo Mark Gilbert responsabile per Europa, Medio Oriente ed Africa dei prodotti strutturati di Macquarie.
Sulla stessa linea anche Frank Langer, responsabile della divisione equity trading e derivatives di Sal. Oppenheim, che ha ricordato che il gruppo australiano “da lungo tempo è interessato ad entrare nel business dei prodotti strutturati europei”.
E, in effetti, che Macquarie Group avrebbe giocato un ruolo di primo piano nelle M&A del 2009 era in realtà chiaro già dal 2008. In particolare da febbraio quando fu annunciata la nomina di Nicholas Moore in qualità di managing director e amministratore delegato. In quell’occasione proprio Moore rivelò che la banca di investimento di Sydney era finanziariamente forte e pronta ad effettuare maggiori acquisizioni.
“Il gruppo non si è mai trovato in una posizione così forte, in termini di capitale, di fondi disponibili e di persone, quindi siamo più che in grado di avviare un’acquisizione anche subito, nel caso si presentassero delle opportunità”, affermò allora Moore ricordando che, storicamente, Macquarie ha sempre approfittato della crisi dei mercati per realizzare le proprie acquisizioni.

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