Etf – Non si gioca a Mosca cieca

A partire dalla crisi bancaria del 1998, con il default sul debito e la svalutazione del rublo, l’economia russa aveva imboccato un circolo virtuoso, spinta dal rialzo dei prezzi di gas e petrolio, dei quali il Paese è il principale produttore ed esportatore mondiale, e da un ingente afflusso di capitali esteri, sotto forma di investimenti diretti esteri, ovvero investimenti di imprese estere, ma soprattutto investimenti di portafoglio, ovvero acquisizione di attività finanziarie domestiche da parte di soggetti non residenti. Negli investimenti diretti rientrano anche i prestiti concessi dal settore bancario estero, contraddistinti da una visione di lungo termine e quindi una scarsa reversibilità. Tuttavia, in Russia, questa tipologia risultava minima, rispetto agli acquisti di attività finanziarie del settore privato, per questo la caratteristica di veloce reversibilità degli investimenti di portafoglio è scoppiata, in tutta la sua gravità, nel corso del 2008, in seguito alla crescente avversione al rischio. La nazione non si può definire una vera democrazia. A livello istituzionale non vi è una divisione dei poteri, ed i membri del governo sono fortemente legati alle principali aziende statali e private domestiche. Questo contesto ha garantito alla Russia la stabilità politica, sebbene abbia impedito un vero processo di riforme, necessario per ammodernare il tessuto sociale ed economico della regione. Il rischio Paese, sul quale gravano le ritrovate problematiche legate al terrorismo, rimane un elemento da considerare, che tuttavia divide gli analisti. Negli indici internazionali la Russia pesa per meno dell’1%, mentre sfiora il 7% nel Msci Emerging Markets e supera il 73% nel Msci Eastern Europe.Il mercato azionario locale, dopo gli ingenti guadagni antecedenti al 2008, è stato uno dei più colpiti dallo scoppio della crisi, durante la quale ha perso quasi il 70%. È interessante a riguardo osservare l’andamento del Micex. Sebbene questo sia il principale indice moscovita dispone di una diversificazione limitata, dato che le 4 principali società, ovvero Gazprom (15,5%), Lukoil (14,5%), Sberbank (13%) e NorNickel GMK (10,2%), pesano per oltre il 50% del listino. Nel 1999 il Micex apriva l’anno sui 45 punti. Una fase di costanti rialzi l’aveva portato, nel giugno 2005, a 640 punti, quando ha accelerato per arrivare, nel maggio 2006, a 1.280 punti, e superare i 1.900 nel maggio 2008, raggiungendo il massimo storico. Successivamente è iniziata la violenta discesa, terminata con i 600 punti del novembre 2008, un’area di minimo tenuta fino a febbraio 2009, periodo durante il quale la piazza di Mosca è stata chiusa per diverse sedute, aumentano i dubbi sul livello di trasparenza e liquidità del mercato. Nel febbraio 2009 la borsa ha accelerato bruscamente per tornare in questi giorni sui 1.700 punti, sebbene con volumi di scambi inferiori del 20/30% rispetto ai valori precedenti alla crisi. Complicato come operare direttamente sul listino moscovita, per il quale si consigliano i prodotti del risparmio gestito, per le limitate condizioni di liquidità della maggior parte delle emissioni non risulta facile negoziare obbligazioni denominate in rublo. Contro euro la divisa, dopo un massimo di 23 nell’ottobre 2000, ha ripiegato a fine 2002 in area 35, dove si è mossa fino ad inizio 2009, quando è schizzata in poche settimane al minimo storico di 46,7, dal quale ha iniziato una ripresa, contraddistinta da una certa volatilità, fino al livello di 40 della scorsa settimana. Il valore medio del cross eur/rub dal gennaio 1999 è stato di 33,7. Nel mercato Etf Plus di Borsa Italiana, per investire sull’azionario russo, sono presenti quattro Etf, ognuno di questi legato ad un indice differente. Il Cs Etf Msci Russia, lanciato da pochi mesi, punta sull’indice calcolato da Morgan Stanley International Composite, che comprende 28 società quotate al Micex e gli ADR di azioni russe negoziate in mercati regolamentati. Similmente il Db X-Trackers Msci Russia Capped (24,7% ad 1 anno, -17% a 3 anni), utilizza lo stesso benchmark, al quale tuttavia applica un cap per limitare il peso delle società maggiormente rappresentate; le azioni con ponderazione superiore al 25% sono giornalmente soggette a una limitazione pari al 22,5%, ridotta ulteriormente al 20% su base trimestralmente. Il Lyxor Etf Russia DJ Rusindex Titans 10 (33,8% ad 1 anno, -4,7% a 3 anni), che tra gli etf di categoria presenta i maggiori scambi in Borsa Italiana, punta sui 10 titoli della piazza di Mosca che offrono la maggiore capitalizzazione e liquidità, tuttavia per evitare eccessive concentrazioni il peso di ciascun componente non può superare il 15% della capitalizzazione complessiva dell’indice. Secondo le medesime logiche il Market Access DaxGlobal Russia (30,2% ad 1 anno), è legato all’indice calcolato da Deutsche Boerse, che riflette la performance delle imprese russe con più alta capitalizzazione e maggiore liquidità, quotate sottoforma di ADR e GDR presso le piazze di Londra e New York.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!