Certificati, da prodotti di nicchia a soluzioni di medio termine

di Rosaria Barrile

Già distribuiti sul mercato da circa dieci anni, i certificati stanno vivendo una seconda giovinezza. Lo dimostrano i dati raccolti nel consuntivo 2010 dalla Acepi, l’Associazione che riunisce alcuni tra i più prestigiosi istituti bancari attivi in questo mercato: RBS, Deutsche Bank, UniCredit, Société Générale, Macquarie, Banca IMI, BNP Paribas. I certificati si confermano tra i prodotti a maggior crescita del mercato finanziario italiano: a fronte di una riduzione del numero delle emissioni, che passa da 270 del 2009 ai 241 dello scorso anno, l’ammontare medio di ogni collocamento è salito a 16,7 milioni di euro contro i 10 milioni circa del 2009. Ad aver riscosso l’interesse maggiore sono stati in particolare i certificati a capitale condizionatamente protetto che hanno raggiunto il 63, 59% del valore delle sottoscrizioni, seguiti dagli strumenti a capitale protetto (33, 16%). I prodotti totalmente privi di una qualche forma di tutela rappresentano invece solo il 3,24%. Cifre che evidenziano il raggiungimento di un certo livello di maturità da parte del settore, un tempo considerato di nicchia e ad esclusivo appannaggio dei trader o dei private banker. Ma come si spiega questo tasso di crescita del prodotto che vede il collocato sul primario passare dai 2 miliardi del 2009 ai 4 miliardi di euro del 2010? “I certificati sono progressivamente entrati nel portafoglio del risparmiatore con un ottica di investimento di medio periodo, precisa Adele Bricchi (nella foto), segretario generale dell’Acepi. Per sostenere questa tendenza, come associazione, ci siamo impegnati a perseguire la trasparenza e la formazione. Per favorire una maggiore comprensione del prodotto abbiamo ripartito i certificati attualmente disponibili in quattro categorie principali: in questo modo, ogni emittente potrà mantenere il nome commerciale del proprio prodotto e quindi perseguire una strategia di marketing distintiva, fermo restando il mantenimento di alcune caratteristiche comuni, specifiche di ciascuna tipologia”. Tra le tendenze più interessanti emersi dai dati Acepi, vi è la propensione della clientela a privilegiare certificati a capitale condizionatamente protetto. “Questo spostamento nelle scelte della domanda, già in atto da alcuni anni, si è rivelato in modo evidente a partire dal primo trimestre 2010. L’investi-tore è oggi disposto a correre qualche rischio in più pur di avere una redditività superiore, una preferenza che sta ad indicare una maggiore dimestichezza con il prodotto stesso”.

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