Etf, Bitcoin: richiesta di quotazione alla Sec anche per Global X

Global X Digital Assets ha presentato una richiesta alla SEC, negli Usa, per l’emissione di un ETF sul Bitcoin. Stando a quanto riportato sul documento presentato, l’ETF si chiamerà Global X Bitcoin Trust e sarà scambiato al Cboe.

Il Trustee sarà Global X Digital Assets, mentre l’amministratore sarà la Bank of New York Mellon, che fungerà anche da Transfer Agent, secondo quanto riportato da Cryptonomist.ch.

Non è invece ancora stato specificato il nome del custode dei Bitcoin, visto che il Trust sarà obbligato ad acquisirli e conservarli come collaterale delle azioni emesse, ma Global X indica che sarà una società fiduciaria a scopo limitato autorizzata dal Dipartimento dei servizi finanziari dello Stato di New York.

Global X Digital Assets è un gestore di fondi e trust statutario del Delaware, con sede a New York, formato a metà luglio di quest’anno. È anche affiliata con Global X Management Company, nota anche come Global X, e Mirae Asset Global Investments che ha sede a Seoul, in Corea del Sud, e gestisce asset in tutto il mondo per più di 560 miliardi di dollari.

Nel documento si legge: “L’obiettivo di investimento del Trust è quello di riflettere l’andamento del prezzo di bitcoin, meno le spese delle operazioni del Trust. Il Trust non cercherà di riflettere la performance di alcun benchmark o indice”.

Con questa dovrebbero essere 13 le richieste sotto esame dalla SEC per emettere finalmente un ETF sul Bitcoin anche sui mercati USA.

Infatti, paradossalmente, esistono già degli ETF che replicano il prezzo del Bitcoin sui mercati finanziari, ma non negli USA, che stranamente questa volta sono rimasti indietro.

La SEC è preoccupata che, vista l’enorme dimensione dei mercati finanziari statunitensi, il relativamente piccolo mercato di bitcoin possa essere manipolato in modo da sfruttare gli ETF per speculare ad arte in modo da sottrarre fondi illecitamente soprattutto ai piccoli investitori retail.

Il mercato di bitcoin è ancora decisamente differente rispetto a quello di altri asset più tradizionali, e sembra anche maggiormente manipolabile. È possibile che molti investitori retail non siano pronti per operare in modo adeguatamente consapevoli su questo mercato, e visto che un ETF servirebbe proprio ad attrarre migliaia, se non milioni, di investitori retail, i rischi immaginati dalla SEC potrebbero essere reali.

Tuttavia il fatto che esistano già derivati simili su altri mercati finanziari tradizionali, in primis quello canadese, dovrebbe costituire un interessante precedente da cui prendere spunto per capire se effettivamente vengono utilizzati per manipolare il mercato, oppure no.

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