Certificati, IG: ecco il “termometro del trading” del 3° trimestre

IG ha pubblicato i dati relativi agli scambi del terzo trimestre 2021, rilevati sull’MTF tedesco Spectrum Markets, che permette di negoziare i certificati a leva Turbo24 nei principali mercati finanziari europei: Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Olanda e Norvegia.

Dai dati emerge un quadro in cui l’azionario, e in particolare gli indici statunitensi e quello tedesco, giocano un ruolo predominante negli scambi sulla piattaforma di negoziazione dei Turbo24, seguiti dal petrolio e dalle coppie valutarie con il dollaro.

Guardando all’Europa, l’indice tedesco Germany 30, che riunisce le prime 30 società del paese per capitalizzazione, si conferma al primo posto per volumi scambiati (con oltre 26.764.164 di unità) nell’ultimo trimestre di Angela Merkel alla guida dell’esecutivo. Anche gli indici statunitensi sono stati intensamente negoziati (con più di 32 milioni di trade) a causa della forte volatilità che li ha contraddistinti: è aumentata, infatti, l’incertezza degli investitori sullo stato di salute del rally azionario iniziato a fine marzo 2020, che ha mostrato le prime importanti correzioni.

Se invece consideriamo l’Italia, a fronte della conferma del primato dell’indice tedesco (con oltre 1.260.000 scambi) si rileva una forte concentrazione degli scambi sull’indice US Tech 100 (più di 865 mila trade), che indica una netta preferenza degli investitori retail italiani per il comparto tecnologico statunitense. Rispetto al panorama europeo, gli scambi si concentrano maggiormente sulle coppie valutarie con il dollaro USA, rispettivamente con dollaro australiano, euro e dollaro canadese (più di 1.184.000 di scambi sui tre indici), e sul greggio (oltre 482.00 scambi sul singolo indice US Crude), anche in conseguenza della crescita dei prezzi dell’energia.

“L’aumento delle vendite sui mercati, e di conseguenza l’elevato numero di scambi osservato sugli indici nel trimestre, è sicuramente legato a diversi fattori. Tra questi, a nostro avviso, il principale market mover è l’incremento delle pressioni inflazionistiche, che ha reso più probabile un possibile cambio di rotta nella politica monetaria delle maggiori banche centrali mondiali al fine di contenere l’andamento dei prezzi al consumo” ha commentato Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG.

“L’inflazione è ovviamente strettamente correlata al forte aumento dei prezzi del comparto energetico e in particolare del petrolio, un’altra attività molto scambiata dai trader di certificati. La forte domanda legata alle riaperture delle attività economiche e l’offerta solamente in leggero aumento a causa dello stretto controllo esercitato dai paesi dell’OPEC+, hanno portato a un boom di acquisti sui derivati sul greggio. Infine, sui mercati valutari il grande protagonista è stato indubbiamente il dollaro, che si è apprezzato contro tutte le divise internazionali a causa delle attese degli investitori sulla posizione della Federal Reserve, che sarà sempre meno accomodante e potrebbe alzare nuovamente i tassi d’interesse a metà 2022” conclude Diodovich.

“I dati rilevati nell’trimestre scorso confermano che gli investitori, sia in Europa che in Italia, continuano a prediligere i mercati azionari” ha dichiarato Fabio De Cillis, Head of Italy di IG. “Per questo da inizio settembre abbiamo ampliato la nostra offerta con una nuova serie di certificati Turbo24, quotati su Spectrum Markets, sulle principali azioni europee e statunitensi, che ha completato la gamma esistente su indici, valute e materie prime. Grazie a questa importante innovazione, i nostri clienti oggi possono ottenere un’esposizione sempre più mirata sul comparto azionario, sia su singoli titoli che attraverso l’implementazione di strategie incentrate su specifici settori. È però altrettanto importante sottolineare che questa nuova opzione di investimento mantiene tutti i vantaggi degli strumenti negoziati su un mercato regolamentato e caratterizzato dalla disponibilità in tempo reale di informazioni esaustive e trasparenti, senza il rischio di incorrere in perdite superiori al capitale investito”.

 

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