Il progetto di un mercato unico per gli ETF in Europa, promosso da Euronext, si avvicina a una tappa cruciale: il lancio operativo è previsto per ottobre 2025.
Ma siamo davvero pronti? E soprattutto: si tratta solo di una svolta tecnologica o di un passaggio di sostanza per il futuro della finanza europea? Ecco di seguito la view di Gianmarco Roncarolo, Sales Director Italy di GraniteShares.
Un’unica infrastruttura per un mercato frammentato
Secondo la roadmap tracciata da Euronext, la prima fase del progetto prevede l’unificazione del book di ordini per tutti gli ETP attualmente quotati a Parigi e Amsterdam, con accesso integrato per i broker in tutta Europa. Milano, che oggi rappresenta la piazza di gran lunga più attiva e liquida del gruppo, sarà integrata in un secondo momento, richiedendo ancora qualche mese di sviluppo. Il sistema entrerà a pieno regime dopo un necessario periodo di assestamento: gli emittenti dovranno revisionare i listing esistenti e valutare quale sia la piazza più conveniente per le nuove quotazioni.
Molto più che tecnologia
Non è solo una questione di infrastruttura: questa iniziativa rappresenta un cambiamento profondo e strutturale, orientato a superare la storica frammentazione del mercato europeo dei capitali. Una condizione essenziale se vogliamo che l’Europa giochi davvero alla pari con gli Stati Uniti, dove un singolo listing garantisce visibilità e accesso globale. I soggetti più coinvolti in questa trasformazione saranno banche e broker, chiamati a integrarsi con il book unico. Tuttavia, gli operatori italiani sono già ben attrezzati: grazie a una forte vocazione retail e a sistemi di trading evoluti, l’interoperabilità con le piazze Euronext è già realtà per molti.
Più liquidità, meno costi
Il nuovo modello prevede un ISIN e un ticker unificati per ogni ETP (fatta eccezione per variazioni dovute alla valuta). Il vero cambiamento, però, sarà la concentrazione della liquidità su un unico book. Questo significa più market maker, più ordini visibili, spread più stretti. In sintesi: maggiore efficienza per chi investe. I benefici saranno evidenti per tutti: investitori finali, che troveranno condizioni di negoziazione più favorevoli; emittenti, che potranno razionalizzare i costi di quotazione; e il sistema finanziario europeo, che diventa più attrattivo anche per nuovi player e strategie innovative, in particolare dagli Stati Uniti.
Un’occasione per Milano… da non perdere
Oggi Milano è la regina indiscussa tra le piazze Euronext per volumi (oltre 106 miliardi di EUR nel 2024) e numero di prodotti quotati. Tuttavia, nel nuovo contesto di book unificato, rischia di perdere appeal come sede di listing. Il motivo? Il costo del contributo di vigilanza è più alto rispetto alla Francia, mentre i Paesi Bassi non prevedono alcuna commissione. A parità di accesso e visibilità su un mercato europeo integrato, la scelta per chi deve decidere dove quotare un ETF o un ETP diventa quindi un discorso di ottimizzazione dei costi. Se il mercato si fa unico, anche la competizione tra le piazze lo diventa. L’Italia oggi avrebbe la possibilità di affermare la centralità della piazza di Milano anche per quanto riguarda il listing, e non dovrebbe perdere l’occasione di diventare leader in Europa per un mercato in così rapida crescita come quello degli ETF e degli ETP, che nel 2024 ha attratto circa 250 miliardi di euro di nuovi flussi.