Il Kuwait manda al tappeto Dow Chemical

Il piccolo stato mediorientale ieri ha fatto precipitare le quotazioni del gruppo americano Dow Chemical di oltre 20 punti percentuali. La motivazione di una tale debacle è la cancellazione di una joint venture da 17 miliardi di dollari tra il piccolo stato invaso da Saddam Hussein nel 1991 e il colosso di Midland.

La decisione di ieri è un brutto colpo per la compagnia chimica americana ma rappresenta anche uno smacco per lo stesso stato del Kuwait.

La gara tra i ricchi paesi del Medio Oriente nell’attirare i capitali esteri è infatti uno dei temi più caldi di questa regione, ricca ma scarsa di know how che deve così essere importato dall’estero.

(nella foto l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney con il Primo Ministro del Kuwait Sheikh Sabah Al-Ahmed Al-Jaber Al Sabah)

In questo senso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sono due paesi pionieri nell’accaparrarsi le risorse estere rispettivamente con 17 e 4,5 miliardi di fondi raccolti tra il 2006 e il 2007.

In controtendenza il Kuwait che negli ultimi due anni ha registrato un fiume di capitali in uscita, prossimi ai 22 miliardi di dollari. Ciononostante, il Kuwait continua ad investire all’estero, forte degli oltre 264 miliardi di dollari in dote al fondo sovrano The Kuwait Investment Authority (KIA).

L’abbandono del progetto con la Dow getta un’ombra sullo stato di avanzamento dei progetti nei pozzi petroliferi del nord del paese, dove quattro progetti enormi sono in stand-by dopo che il Governo ha cambiato (in corsa) le condizioni per l’aggiudicazione dei progetti. Non solo, il governo, guidato dalla famiglia Al-Sabah, sta lottando per realizzare la quarta raffineria del paese.

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