Il 30% degli startupper si fa finanziare dalla famiglia

L’ultimo rapporto del Global Entrepreneurship Monitor (GEM) sulla finanza imprenditoriale ha analizzato modelli di finanziamenti di nuovi business in tutto il mondo, rilevando che la crisi finanziaria globale ha lasciato un segno persistente sull’imprenditorialità in tutti i paesi e che la maggior parte degli imprenditori (95%) investe i propri risparmi per avviare un’impresa.

Nonostante il fatto che il costo medio per avviare un’impresa sia sceso, gli autori spiegano che l’accesso ai finanziamenti è uno dei più gravi problemi per le imprese in molte economie, con le piccole e medie imprese in difficoltà sempre maggiori.

“Questa recente crisi finanziaria, la peggiore degli ultimi 80 anni, ha avuto un profondo effetto sulla situazione economica e sul paesaggio imprenditoriale”, affermano gli autori del rapporto Caroline Daniels, Mike Herrington e Penny Kew.

Circa 60 paesi partecipano alla ricerca annuale del Global Entrepreneurship Monitor (GEM). L’ultimo rapporto sulla finanza imprenditoriale è stato pubblicato dieci anni fa. Da allora, la disponibilità di fondi, le fonti di finanziamento, nonché il costo di avvio di un’impresa sono molto evoluti: l’importo medio necessario per avviare un business nel 2004 era di 54.000 dollari e di 65.000 dollari nel 2006. Nel 2015, l’importo medio è sceso a soli 13.000 dollari. In Italia, le cifre restano alte, con una media di 55.511 dollari necessari ad avviare un’impresa.

Globalmente, il 95% degli imprenditori utilizza fondi personali per l’avvio di un’impresa. Israele e la Spagna riportano la più bassa percentuale di imprenditori che utilizzano il proprio denaro come fonte di finanziamento imprenditoriale (79%). Le percentuali di investimento di fondi personali variano notevolmente in funzione dei paesi, da un minimo del 47% in Burkina Faso e in Senegal al 91% in Cina e al 98% in Indonesia. Risulta anche in aumento la quota che gli imprenditori investono in media nel proprio business – nel 2004, il 66% del loro capitale era investito nella startup, mentre nel 2015 la percentuale sale al 72%.

“Questo indica un più forte sentimento di fiducia in sé stessi nel clima economico attuale”, afferma Mike Herrington, Direttore esecutivo di GEM e Professore all’University of Cape Town. Herrington aggiunge che l’uso delle risorse proprie, a volte chiamato “bootstrap”, nasce per lo più dalla necessità, ovvero quando gli imprenditori non possono garantire un finanziamento esterno alla propria società. “Questo è particolarmente vero per le donne imprenditrici, che si ritrovano ad affrontare delle disparità di trattamento da istituti di credito tradizionali, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo.”

Le differenze di genere si estendono oltre al settore bancario. Ad eccezione di due paesi, le donne imprenditrici riferiscono di aver bisogno di meno soldi per avviare un business rispetto agli uomini. In Canada questo divario di genere è il più alto, gli uomini riportano una somma per avviare un’impresa di 8,5 volte superiore rispetto alle donne.

Per molti imprenditori, i risparmi personali, così come i contributi di vicini di casa, della famiglia e degli amici hanno giocato un ruolo importante. “Far parte di una cerchia sociale privilegiata permette ancora agli imprenditori di ricevere una bella spinta, in particolare in Africa e in Nord America, dove i tassi di investimento informali sono più alti”, spiega Penny Kew, co-autore dello studio, e aggiunge :”In tutte le regioni, la maggior parte degli investitori informali forniscono i fondi ai membri della propria famiglia, ed una percentuale sostanziale fornisce un aiuto ad amici e vicini di casa.”

Le banche rimangono una fonte importante di finanziamento in tutte le regioni – i contributi delle banche variano: un quarto di imprenditori in Africa, Asia e Oceania ne beneficiano, e ben un terzo degli imprenditori nel Nord America. I finanziamenti governativi svolgono un ruolo importante in Nord America e in Europa.

Il rapporto GEM mostra inoltre che le forme tradizionali di finanziamento imprenditoriale vengono sempre più integrate da nuovi sistemi di prestito come il peer-to-peer lending, il crowdfunding, la microfinanza e le cooperative di comunità. Allo stesso tempo, le industrie, i modelli di business, e il concetto di ‘mercato’ viene ridefinito dalla tecnologia mobile.

Caroline Daniels sostiene che la globalizzazione e il ruolo delle tecnologie – tra cui i social media – non deve essere sottovalutato, soprattutto nei paesi più sviluppati. “Gli imprenditori del Nord America hanno sostanzialmente più probabilità di avere accesso a fonti più sofisticate di finanziamento imprenditoriale, come il VC e il crowdfunding”, spiega. “Il 14% degli imprenditori nordamericani sono finanziati attraverso il crowdfunding. Al contrario, l’Africa, l’Asia e l’Oceania sono in ritardo in modo significativo in termini di accesso a questa forma di finanziamento, e solamente il 2% degli imprenditori in queste regioni è finanziato via crowdfunding”.

Il business è sempre più globale, aggiunge la Daniels. “Poichè la consapevolezza di chi ha accesso alle risorse è in crescita, le parti interessate stanno esplorando dei mezzi per aumentare i tipi di finanziamento disponibili in tutte le economie.”

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