Ma questo non ha impedito alla China Minsheng Bank Corp (CMBC) di farsi lago e diventare un player importantissimo in tutta la Cina.
Fondata nel 1996 a Pechino da Jing Shuping, un avvocato d’affari cinese da sempre nelle grazie del potere, ha raccolto investitori fra le grandi aziende private cinesi e si è quotata prima alla borsa di Shanghai nel 2000, poi a quella di Hong Kong nel 2009.
Ha un capitale di 320 Miliardi Yuan (47 Miliardi di USD) e asset per 5.2 Trilioni di Yuan (769 Miliardi di USD), 3.000 filiali e 60.000 dipendenti, posizionandosi al 221° posto nella classifica Global 500 di Fortune 2016.
Minsheng Bank ha chiaro che la parola chiave del futuro sviluppo è Fintech.
Questo si vede chiaramente nell’apertura dell’ultima filiale a Baotou, la principale città dell’Inner Mongolia, provincia a statuto speciale al confine con l’indipendente Mongolia.
La filiale è super tecnologica e sembra di entrare più in una “sala giochi” che in una banca come siamo stati abituati fino a oggi.
Qui gli sportelli sono automatici e tutte le operazioni, anche fisiche come la firma o il riconoscimento della foto sul documento, si fanno in “self-banking”.
La banca prevede l’apertura di molte altre filiali tecnologiche su tutto il territorio nazionale.
Queste naturalmente hanno un costo di startup importante, ma la gestione quotidiana diventa molto snella e con costi fissi molto inferiori a una banca tradizionale.
Il sistema bancario cinese è sempre stato di Stato, con quattro giganti che rispondono al governo centrali e hanno filiali su tutto il territorio nazionale e una infinità di banche locali che rispondono ai governi provinciali o cittadini. Di fatto, se si parla di opportunità di crescere con l’apertura di filiali, un tempo solo le quattro grandi potevano competere.
È proprio la natura privata e svincolata dal territorio che ha permesso alla Minsheng Bank di diventare un operatore di livello nazionale e con attività anche a HongKong.