Dall’altro le università di tutto il mondo fanno a gara per avere studenti cinesi e mostrarsi realmente internazionali e, a dire il vero, per prendere punti nel ranking universitario.
Però molti di questi studenti fanno fatica a pagare le rette e addirittura a trasferire i RMB dalla Cina all’estero. Tanto che alcune società Fintech si sono specializzate sulla clientela cinese e soddisfano i loro bisogni.
Ad esempio Prodigy Finance, società inglese, si è specializzata nelle erogazioni di prestito per studio ai cinesi. Infatti per questi sono molto difficili da ottenere dalle banche tradizionali locali, che calcolano il rischio e la solvibilità con sistemi tradizionali.
Prodigy Finance eroga i prestiti su valutazioni fatte con metodi molto più moderni, come il livello della scuola che ha accettato lo studente e il suo rendimento negli esami. Dati che in qualche modo fanno prevedere un certo tipo di lavoro e stipendio in futuro, tanto da dare la certezza di ripagare il prestito.
In effetti un cinese che esce da una università come NSEAD, Columbia, Yale, London Business School, Oxford o Cambridge, sapendo l’inglese e il cinese e avendo una visione culturale sia occidentale che orientale, non farà fatica a guadagnare bene.
Altro esempio è la Flywire, Fintech di Boston che si è specializzata nel trasferimento di denaro, cambio valuta e pagamento delle rette universitarie per cli studenti cinesi negli Stati Uniti.
Sapendo che la Cina è il paese con le Fintech più grandi e ricche del mondo, viene da domandarsi perché non siano queste a seguire i propri connazionali all’estero. Howard Yu, professore di strategie di gestione e innovazione al IMD Business School in Svizzera, dice che le Fintech cinesi mancano ancora di network e prospettiva internazionale. Visione assolutamente condivisibile, se guarda a Uber China che ha smesso di accettare le carte di credito internazionali appena è stata acquisita da Didi, APP cinesie per la ricerca di taxi ordinari.