P2P lending: 9 previsioni per il 2017 in Italia

Un mercato che corre al galoppo. Potrebbe essere l’anno della svolta, con l’ingresso di istituzionali, norme più chiare e un accenno di consolidamento. Con un colpo di coda finale il p2p lending italiano ha chiuso il 2016 a più di 64 milioni, in crescita di oltre il 500%. Lo sostiene P2Plendingitalia.it avvisando che si tratta di una crescita sì quantitativa, ma accompagnata da elementi qualitativi: di P2P si inizia a parlare sempre più diffusamente sulla stampa, il prestito tra privati entra nelle discussioni politiche e nel novero delle possibilità presentate a chi ha bisogno di credito – privato o impresa.

Si tratta ancora di un mercato piccolo, ma le prospettive a detta di tutti gli esperti – non necessariamente attori dell’industria ma anche osservatori e accademici – sono davvero rosee. Si dice che il 2017 potrà essere un anno di svolta, con il raddoppio delle piattaforme presenti (che oggi sono nove) e con l’attuazione di norme che possano favorire lo sviluppo. Cosa accadrà? L’Ufficio Studi di BorsadelCredito.it ha provato a fare qualche previsione per il 2017 (guardando anche le ricerche di P2Plendingitalia.it e i vaticini di Peter Renton. Ed ecco il risultato:

1. L’anno della parità:
le piattaforme già sul mercato vogliono fare del 2017 un anno chiave per la propria crescita. Molte escono dalla fase di start up e vogliono aumentare volumi e margini per arrivare al break-even. Ma anche incrementare la base di clienti e la sua qualità, inglobando, laddove non ci siano, gli istituzionali.

2. La carica degli istituzionali:
il 2017 sarà l’anno in cui faranno il loro ingresso nel mercato gli investitori professionali. BorsadelCredito.it sta lavorando ad un progetto specifico in tal senso, ma anche altri operatori – stranieri inclusi – stanno lanciando iniziative molto ben strutturate come volano di ingresso per gli investitori istituzionali. Si tratta di un elemento fondante della crescita possibile del mercato.

3. Nuovi player:
nell’anno appena iniziato entreranno nel mercato italiano nuovi player, anche stranieri, in un settore che per ora è stato dominato dall’iniziativa domestica. Non è prematuro pensare a qualche operazione di M&A cross border, con l’Italia che sarà probabilmente preda per una questione dimensionale.

4. Sarà l’anno della cooperazione con le banche? Potrebbe:
sono tutte le banche papabili per questo tipo di iniziativa, dalle grandi alle medio-piccole. Il P2P lending è una forma indispensabile di supporto ai prestiti alle imprese, soprattutto le piccole e le micro. Ma se accadrà, dovremo aspettare la fine dell’anno per l’inizio di un processo sicuramente non brevissimo. Il non plus ultra sarebbe un accordo simile al “Bank Referral Scheme”, che qualche mese fa ha visto la luce nel Regno Unito, invitando le banche che non riescono a servire le piccole imprese a segnalarle a piattaforme alternative. Ma questa è più una speranza che una previsione…

5. Il sostegno del governo:
anche questo è più un auspicio. Sarebbe una sorpresa positiva se soggetti pubblici impegnassero le proprie risorse, con iniezioni di capitali direttamente nell’equity degli operatori o come “prestatori” per aziende e privati.

6. Rivoluzione culturale disruptive:
i tempi sono maturi – e il numero crescente di apparizione sui media specializzati e di interesse generale lo testimonia – perché la rivoluzione culturale in senso Fintech si compia. In Italia c’è bisogno di fare molta formazione finanziaria, e anche queste forme alternative di investimento potrebbero rientrare nell’intento educativo che diventa sempre più pressante nel dibattito pubblico. La comunicazione istituzionale è del tutto assente e potrebbe arrivare entro il prossimo dicembre.

7. … e rivoluzione fiscale:
gli operatori del mercato chiedono a gran voce che la tassazione sul marketplace lending (ad aliquota marginale Irpef fino addirittura al 43% rispetto al 26% sulle altre rendite finanziarie) venga quantomeno allineata a quella degli altri strumenti di investimento. E credono che il 2017 potrà essere l’anno buono perché avvenga: è l’anno in cui nella legge di Stabilità sono introdotti i PIR, i piani individuali di risparmio, per le cui rendite è prevista l’esenzione totale dalle tasse per 30mila euro all’anno per cinque anni. In nome del supporto all’economia reale: il P2P lending fa questo di mestiere, supportare l’economia reale, e non c’è ragione per cui debba essere esclusa dai benefici connessi… soprattutto perché non ci sono strumenti in questo momento che agevolano le piccole e micro realtà che rappresentano la quasi totalità del tessuto imprenditoriale italiano.

8. W UK! Fiscalità, flessibilità, diffusione dell’online:
diciamoci la verità, i britannici fanno un po’ invidia a noi che operiamo nel P2P lending in Italia. Oltre le differenze di cultura finanziaria, nel 2017 possiamo sperare che si facciano passi avanti anche in termini di accessibilità dei dati, come ad esempio quelli dei sistemi di informazione creditizia oppure i dati fiscali delle aziende. Rendere trasparente il grado di rischiosità di un’azienda o un privato in base alla sua qualità di “pagatore” può essere un importante elemento di cultura finanziaria per chi richiede credito, oltre che un fattore di marketing benefico per le piattaforme. In UK è da tempo così ed è certamente un ottimo modello da seguire.

9. Round di aumenti di capitale in vista… e la Borsa?
Le piattaforme italiane continueranno ad attrarre ulteriori investimenti. Alcune lo hanno dichiarato in più occasioni ma il trend generale impostato sulla crescita è questo e non si torna indietro. La possibilità di quotazioni in Borsa è del tutto prematura, invece: non ci saranno IPO, né exit da parte dei fondi di venture che hanno eventualmente investito. Su questo il P2P lending nostrano ha ancora notevoli margini di sviluppo.

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