Il fondo comune (come facilmente intuibile dal nome) investe in servizi di pubblica utilità, puntando molto sull’utilizzo della leva (attualmente investe il 133% del capitale a disposizione). I gestori di Ecofin si sono posizionati correttamente sul mercato, privilegiando i settori più protetti dalla regolamentazione tariffaria e le compagnie con bilanci solidi (in grado, cioè, di autofinanziarsi); di conseguenza la porzione di portafoglio allocata alla small cap è stata ridotta al minimo. Inoltre i manager hanno fatto ricorso frequentemente ai derivati, sia per proteggere gli asset, sia per incrementare gli utili attraverso la vendita di opzioni call su posizioni in essere. Il settore elettrico è quello più rappresentato, con il 72% del nav, mentre a livello geografico è previsto che gli investimenti al di fuori dei paesi dell’ocse non superino il 20%. Allo stesso modo I titoli non quotati possono raggiungere al massimo un quarto del patrimonio.
L’ultimo anno è stato pesante anche per questa realtà, con una perdita intorno al 50%; rimane comunque positivo però l’incremento rispetto alla data di lancio, come precedentemente indicato. Conseguentemente per gli analisti ritengono che il fondo presenti un appeal speculativo, essendo scivolato a sconto del 25% sul valore effettivo. Stando a quanto riportato su Borsa & Finanza da Simon Elliot (direttore della ricerca sui fondi chiusi per Winterflood Securities) “Il 2009 sarà un anno molto difficile in borsa. Le utilità, invece, mettono sul piatto la difensività degli utili, dei dividendi elevati e sostenibili, nonché valutazioni ai prezzi attuali molto interessanti”. Pubblica utilità di investimento e di intenti, sembrerebbe.