Risparmio gestito – In futuro? Meno crescita e più inflazione

Attenzione risparmiatori. Non solo non aspettatevi più una crescita degli utili aziendali come negli ultimi 20 anni, ma state attenti alle misure reflazionistiche da parte dei governi. E’ quanto emerge dall’ UBS research focus report “Crisi finanziaria: quali conseguenze”, svolto da UBS Wealth Management Research; il report analizza anche le implicazioni strutturali a più lungo termine per l’economia, il settore finanziario e le prospettive di rendimento per le diverse classi d’investimento.

Secondo quanto riportato dalla ricerca, UBS Wealth Management Research si aspetta che la crescita a economica a più lungo termine rallenti come conseguenza del diffuso “deleveraging” e delle aumentate regolamentazioni in seguito alla crisi finanziaria. Questo rafforza una tendenza di lungo termine già esistente, determinata dall’ invecchiamento della popolazione. Di conseguenza, i governi si trovano ad affrontare disavanzi fiscali in aumento e una crescita contenuta con pochissime opzioni efficaci a disposizione. I rapporti debito-PIL con tutta probabilità aumenteranno, a meno di tagli alle spese o aumento delle imposte. E nei Paesi più esposti alla crisi finanziaria, i politici potrebbero preferire un alto livello d’inflazione quale antidoto a un debito in aumento.

Gli autori prevedono anche un aumento dell’inflazione come conseguenza di una politica monetaria notevolmente espansionista, volta a rianimare l’economia. Il problema principale, una volta superata la crisi finanziaria, sarà assicurare che le massicce iniezioni di liquidità da parte dei governi e delle banche centrali non portino a un’impennata dell’inflazione. Di fronte allo spauracchio della deflazione, i politici potrebbero scegliere di ritardare eccessivamente il ritorno ad una politica monetaria più restrittiva. Inoltre l’inflazione anticiperebbe il processo di “deleveraging”, visto che potrebbe influenzare profondamente la ridistribuzione della ricchezza riducendo il valore reale del debito esistente.

Dove investire? Malgrado le tendenze difensive del mercato, i titoli di stato non danno molte prospettive di guadagno. Considerando i rendimenti attuali, UBS Wealth Management Research sottolinea che i titoli di stato in questo momento non offrono molto valore. Rendimenti che avrebbero senso solo se il rischio di una tendenza deflattiva si aggravasse. Tendenza che, seppur non impossibile, ci sembra comunque poco probabile. Un profilo migliore in termine di rischio-rendimenti lo offrono altri ambiti del mercato obbligazionario, come ad esempio gli strumenti del mercato monetario, le obbligazioni correlate all’inflazione e le obbligazioni societarie. Un occhio invece ad altri strumenti; le azioni hanno offerto solidi rendimenti proprio dopo periodi di grave crisi economica e sconvolgimenti dei mercati finanziari. Malgrado le deboli prospettive di crescita degli utili, in uno scenario come quello ipotizzato dagli autori, in cui l’economia si stabilizzerà, l’azionario offre una significativa prospettiva di recupero.

Per finire un occhio alle valute.
UBS Wealth Management Research ritiene che il dollaro americano con tutta probabilità rimarrà a rischio di ulteriore svalutazione. La crisi finanziaria ha avuto il suo epicentro negli Stati Uniti, dove le reazioni a livello di politica fiscale e monetaria sono state sicuramente più aggressive e con conseguenze maggiori rispetto, ad esempio, alla zona Euro. Non appena la situazione economica americana migliorerà, questa eccessiva liquidità metterà ulteriormente a rischio il dollaro. Inoltre la natura sovranazionale della Banca Centrale Europea potrebbe aiutare a garantire misure più efficaci per contenere la spinta inflattiva, rispetto alle banche centrali che si troveranno ad affrontare pressioni maggiori a causa di deficit e debiti di governo in rapido aumento. Con gli Stati Uniti maggiormente esposti ad un rischio di inflazione rispetto all’Europa, è legittimo aspettarsi che l’euro si comporterà meglio del dollaro.

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