Risparmio gestito – L'incognita Stati Uniti

I segnali di un’imminente ripresa economica si sono indeboliti in seguito ai dati sull’occupazione negli Stati Uniti annunciati giovedì scorso. I posti di lavoro persi nel mese di giugno sono stati 473.000, oltre le attese degli analisti che avevano previsto la perdita di 394.000 impieghi. Questo fa pensare che una ripresa a “V” non sia più così probabile. Di conseguenza i mercati azionari hanno registrato una discesa e le commodity e i credit derivatives (contratti derivati di credito) hanno sofferto, mentre dollaro, yen e obbligazioni governative hanno rappresentato un rifugio per gli investitori.

I mercati statunitensi hanno registrato un calo, mentre gli altri mercati sviluppati sono rimasti stazionari. La Cina non è stata invece influenzata dalle notizie provenienti dagli USA, il che ha riportato in primo piano la teoria del decoupling. A livello settoriale, le auto e le risorse naturali hanno registrato un andamento positivo.

I prezzi del petrolio a livello globale hanno registrato martedì scorso il livello più alto degli ultimi otto mesi, in seguito a transazioni di natura speculativa da parte di un trader della PVM Oil Futures che sono costate alla società quasi 10 milioni di dollari. Il Brent è salito da 71,00 a 73,50 dollari nel giro di un’ora. Nel corso della settimana il petrolio è comunque sceso del 4,4%. Una notizia che sicuramente sancisce la volatilità, in questo momento, molto sostenuto del mercato di riferimento. Una incognita da monitorare.

In conclusione i mercati azionari a livello globale continuano ad essere influenzati dai dati macroeconomici e dal flusso di notizie. Il rally degli asset rischiosi, sostenuto da sorprese positive a livello di indicatori macroeconomici, sembra essersi fermato poiché la forza della ripresa economica è stata messa in dubbio.

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