Aviva Investors: ripresa lenta, ma proseguirà

Alcune economie sono già tornate ad una modesta crescita; molte altre le seguiranno prima della fine dell’anno. I principali indicatori di previsione hanno registrato una brusca ripresa rispetto ai minimi storici – l’interesse si è ora spostato sul tipo di rimbalzo che si verificherà. Ultimamente, il momentum sembra star perdendo slancio ancora una volta. Ciò non implica un ritorno a un PIL in calo, ma sta ad indicare una lenta ripresa. Nel caso della Zona Euro, la ripresa sarà guidata, come sempre, dall’export e dalla produzione, ma è troppo presto per dire se si estenderà a tutte le aree dell’economia. La BCE continua ad affermare che la sua “analisi economica” è supportata dall’“analisi monetaria”, sostiene che sia in atto una debole ripresa e si aspetta che continui. Le incognite di una crescita a basso potenziale, consumi deboli, un tasso di cambio sopravvalutato e una Banca Centrale poco decisa rendono lecito preoccuparsi. All’interno dell’area Euro, la Germania sembra la meglio posizionata nel breve termine grazie alle esportazioni più forti, specialmente di beni strumentali. Altri, come Spagna e Irlanda, continueranno a muoversi con fatica. 

Previsioni – Ottobre 2009

Un anno fa e all’inizio del 2009 la prospettiva era preoccupante. La Great Moderation si è conclusa con un crollo che aveva tutte le probabilità di svilupparsi in una Grande Depressione. La risposta massiccia della politica ha contribuito a evitare un tale esito ma la recessione rimane la peggiore del dopo-guerra. E la ripresa, specialmente una come le precedenti esperienze, è lontana dall’essere certa.

Detto questo, le previsioni sono in miglioramento dalla primavera. Alcune economie sono già tornate ad una modesta crescita; molte altre le seguiranno prima della fine dell’anno. I principali indicatori hanno registrato una brusca ripresa rispetto i minimi storici. Possiamo essere fiduciosi della fine della recessione e della natura del rimbalzo.

Il momentum potrebbe, tuttavia, perdere slancio ancora una volta. Ciò non implica il ritorno a un PIL in calo, ma indica che la ripresa sarà lenta. Nel caso dell’area Euro, la ripresa sarà guidata, come sempre, dall’export e dalla produzione industriale, ma rimane il dubbio se sarà in grado di estendersi o meno a tutte le aree dell’economia. Le incognite di una crescita a basso potenziale, consumi deboli, un tasso di cambio sopravvalutato e una Banca Centrale poco decisa rendono lecite le preoccupazioni.

La Zona Euro ha bisogno di una ripresa dell’export

Le riprese nel ciclo economico dell’Eurozona sono generalmente state guidate dalle esportazioni. E’ probabile che l’attuale ripresa non sia molto diversa. La ripresa del commercio globale, che è già iniziata, porterà quindi benefici agli esportatori della Zona Euro, benché l’euro forte rappresenti un ostacolo indesiderato.

Le esportazioni stimoleranno in particolare la produzione industriale. Ricerche e dati sul commercio indicano che questa tendenza è già iniziata. Il quarto trimestre e l’inizio del 2010 potrebbero vedere numeri molto incoraggianti, ma rimane il timore che la tendenza in atto possa non estendersi alla domanda interna.

Migliorare partendo da una base bassa

I dati sulle esportazioni sono contraddittori. L’inversione nel ciclo globale del commercio sarà sicuramente positiva e un rimbalzo tecnico è inevitabile. Ma è realistico aspettarsi tassi di crescita annui del 20% e che tali tassi vengano mantenuti?

Nonostante gli ordini siano aumentati notevolmente, specialmente in Germania (e in particolar modo per i beni strumentali), il sentiment generale è migliorato solo di poco rimanendo in linea con rialzi molto modesti.

Nel breve termine, possiamo aspettarci numeri migliori – ma una ripresa sostenuta è lontana dall’essere certa.

Come cambia l’export

I mercati export dell’Eurozona stanno cambiando. Dieci anni fa, Stati Uniti e Gran Bretagna rappresentavano insieme il 37% delle esportazioni. Tale dato è ora sceso di 11 punti percentuale.

Chi ha guadagnato più quote nell’ultimo decennio sono Russia (+3,3% punti percentuale), CE-3* (+3.8), Cina (+2.2) e OPEC (+2.1). Questi Paesi rappresentano insieme il 27% delle esportazioni rispetto al 16% del 1999. * Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria

Questi cambiamenti aiuteranno le esportazioni della zona Euro ma si verificherà un controbilanciamento dato dalla forza del tasso di cambio che si sta già facendo sentire.

E’ solo l’inizio

I dati mensili sulla produzione industriale sono in forte miglioramento e i sondaggi indicano ulteriori rialzi nei prossimi mesi. Anche il sentiment aziendale è in miglioramento e la redditività ha ricevuto un forte impulso tagli di costi decisi.

Se il miglioramento comporterà anche la creazione di occupazione (o, almeno all’inizio, non implicherà ulteriori perdite di posti di lavoro), possiamo iniziare a diventare più ottimisti in merito alla domanda interna e, in particolare, ai consumi.

No spending zone

Con l’eccezione del primo trimestre del 2008 (in rialzo solo dello 0,1%), i volumi delle vendite nel retail della Zona Euro sono crollati in tutti gli ultimi otto trimestri.

Il ritmo del declino ha forse rallentato, ma potrà questo portare dei benefici reali? L’unica ragione per cui i volumi hanno tenuto è che i prezzi stanno diminuendo ad un ritmo annuo del 2%. A metà del 2008, stavano invece crescendo del 4%.

Anche nei tempi migliori, gli europei non sono degli spendaccioni. E’ poco probabile che lo diventino ora.

Il sentiment dei consumatori migliora, ma è ancora debole

Come con il sentiment sull’esportazione, l’umore delle famiglie dell’Eurozona è migliorato rispetto ai minimi degli ultimi anni. Ma sono ancora tutti eccezionalmente bassi rispetto agli standard degli ultimi 10 o 20 anni. In senso stretto, molti sono coerenti con ulteriori modesti ribassi nei consumi. 

Uno degli indicatori che ricalca più fedelmente i comportamenti di consumo futuri è la panificazione di bilancio per stabilire i maggiori acquisti dell’anno successivo. Nonostante gli incentivi nel settore auto, questo indicatore è cresciuto davvero poco.

BCE non preoccupata per l’M3

La BCE continua ad affermare che la sua “analisi economica” è supportata dall’“analisi monetaria”, sostiene che sia in atto una debole ripresa e si aspetta che continui.

La domanda che sorge naturale è “a cosa stanno esattamente mirando?”. I tassi di interesse sono estremamente bassi, le riserve delle banche sono fortemente aumentate e la liquidità è ulteriormente cresciuta.

Ma il concetto chiave che la Bundesbank (e altre banche centrali) adottano è l’M3, che ha semplicemente smesso di crescere. Il segnale che arriva dalle tendenze monetarie è poco incoraggiante.

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