Invesco: “La Fed non ha deluso le aspettative”

Di seguito il commento degli analisti e strategist di Invesco dopo che la n.1 della Federal Reserve, Janet Yellen, ha deciso di innalzare il costo del denaro di un quart0 di punto.

Noelle Corum, Macro Analyst, e James Ong, Senior Macro Strategist di Invesco

La Federal reserve non ha deluso le aspettative, incrementato di 25 punti base il tasso di interesse a breve termine. A nostro parere, la dichiarazione è stata neutrale, con un commento ottimistico sull’attuale scenario di crescita. Il commento sull’inflazione è stato, invece, più eterogeneo: se da una parte, infatti, l’inflazione headline è aumentata avvicinandosi al target della Fed, è stato nsottolineato che ad oggi i livelli di inflazione core continuano a rimanere sotto il target stabilito dalla Federal Reserve. In generale, la dichiarazione è stata simile a quella di gennaio-febbraio, il che indica che da allora poco è cambiato nella view della Fed. La Fed ha altresì rilasciato l’ampiamente anticipato Summary of Economic Projections (SEP), che include la previsione del tasso sulle riserve federali o cosiddetti “dots”. La proiezione di questo tasso per la fine del 2017 prevede tre rialzi dei tassi, e si conferma invariata rispetto al SEP di dicembre, mentre il mercato obbligazionario si era apprezzato prima dell’annuncio di ieri. Nel lungo periodo i tassi della Fed rimangono invariati al 3%. Anche le proiezioni su crescita e inflazione sono rimaste sostanzialmente invariate, con solo una lieve revisione al rialzo dell’inflazione core per il 2017, da 1,8% a 1,9%. Nel corso della conferenza stampa, Janet Yellen ha dichiarato che un SEP invariato è in linea con un graduale rialzo dei tassi nel tempo. La Fed, inoltre, sta discutendo e monitorando i cambiamenti nell’ambito di politica fiscale, ma non ha ancora incluso i potenziali impatti nelle sue previsioni. Alla luce del nostro outlook positivo in termini di crescita globale, pensiamo che la Fed innalzerà probabilmente i tassi tre volte nel corso del 2017. Ci aspettiamo che il mercato obbligazionario continuerà a convergere verso questa view. Riteniamo che gli asset rischiosi continueranno a essere supportarti da un migliore quadro di crescita globale. Se il mercato dovesse iniziare a scontare più di tre rialzi della Fed (quattro o più) o se dovesse ritenere che la Fed rimanga al di sotto della curva – il che significherebbe ritenere che il ritmo degli aumenti dei tassi sia troppo lento -, cercheremo di ridimensionare il nostro outlook, in quanto questo potrebbe portare a uno scenario di maggiore rischio.

Luca Tobagi,CFA Investment Strategist di Invesco

Una colomba rimane sempre una colomba. È difficile cambiare la propria natura e ieri Janet Yellen ha raggiunto un risultato notevole. Da un lato ha alzato i tassi di interesse, lasciato che i punti nel grafico delle proiezioni sui tassi si spostassero verso l’altro e lasciando intendere altri due rialzi, cosicché i mercati non avessero timore che la FED fosse in ritardo rispetto alla curva. Dall’altro, nel comunicato stampa ha dichiarato che l’approccio della Fed al rialzo dei tassi sarà graduale e – in un paio di occasioni nel testo – che supporterà l’economia in rafforzamento. In sintesi: nessun aumento dei rischi per l’outlook e neppure surriscaldamento e una buona crescita che ancora ha bisogno di una banca centrale protettiva. Il cambio Euro/Dollaro ha reagito ma riteniamo che, se l’Euro dovesse mantenere questi livelli, potrebbe apprezzarsi più per via dei risultati elettorali pro-Euro in Olanda che per uno shock negli Stati Uniti. Non crediamo che in molti pensassero che la Fed potesse davvero assumere una posizione da falchi ieri. Inoltre, abbiamo un’abbondanza di notizie che giungono dalle banche centrale che proprio in questi giorni (es: Bank of Japan) confermano gli orientamenti già noti per ciascuna. Pertanto, in termini relativi, poco dovrebbe cambiare e ci attendiamo un dollaro strutturalmente forte. Ma perché il dollaro si rafforzi ulteriormente sui mercati valutari, potremmo dover aspettare che le tutte le altre principali banche centrali si pronuncino.

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