La parola d’ordine è cautela

Solo con la fine dell’anno e l’inizio del 2011 sarà possibile ritrovare la stabilità. Per questo oggi è importante selezionare le singole società.

Per molti osservatori i Paesi emergenti faranno da traino alla ripresa. Esistono delle opportunità interessanti su questi mercati?
K. Questi Paesi presentano dinamiche abbastanza favorevoli. Abbiamo investito in Cina, dove però resta da capire quali saranno i prossimi passi che il governo intenderà prendere per gestire la crescita. Il Brasile è un Paese con tassi di crescita interessanti e una popolazione giovane. Lì preferiamo il settore bancario, come in Colombia.
V. Assolutamente sì. Il 2009 è stato un anno incredibile per le borse dei mercati emergenti. Esiste però una correlazione negativa tra crescita del Pil e la performance dei listini. Nel 2010 il prodotto interno lordo di quei Paesi tornerà a crescere a ritmo sostenuto, peraltro ampliando il già esistente gap con le economie sviluppate, con conseguente rallentamento dei mercati.

Quali le vostre strategie?

K. Nella scelta delle società che vanno a comporre il nostro portafoglio i criteri che utilizziamo sono tre: una buona prospettiva di crescita, qualità sia finanziaria (a livello quindi di posizione debitoria e capacità di cash flow), che manageriale, e il criterio valutativo.
Preferiamo titoli sottovalutati ma con prospettive di upside sul lungo termine. Siamo inoltre molto attenti a quelle società che dimostrano di sapere leggere la propensione al consumo della propria base clienti.
E’ un aspetto a cui diamo molta importanza, e per il quale noi stessi abbiamo creato una rete di ricercatori con il compito di sondare i trend di mercato, a fianco del più tradizionale team di analisti.
S. In una congiuntura come quella attuale, caratterizzata da alta volatilità e simile peraltro a quella già vista nel 2004, credo che a fare la differenza sia lo screening qualitativo orientato alla ricerca di dividendi interessanti, che non significa necessariamente più alti ma piuttosto con prospettive di crescita per il futuro. Il dividend yield medio del nostro portafoglio è del 4,5%, se scende al di sotto del 2,5% vendiamo e prendiamo profitto.
V. Personalmente mi occupo di due fondi focalizzati sui mercati emergenti con una strategia che mira a un’attenta selezione dei singoli titoli focalizzata sull’analisi dei fondamentali delle società, che non si basa su view macro economiche.
Detto questo, e considerando quanto già esposto a proposito delle prospettive per l’anno in corso, credo che sia importante individuare quelle compagnie con un buon management, buon cash flow e dividendi che presentino buone prospettive di crescita.

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