I Treasuries a rischio di bolla, così si torna verso i corporate

di Paolo Brambilla

I risparmiatori americani che hanno cercato sicurezza negli ultimi 18 mesi hanno preferito comprare i Treasuries dello Stato, pur di mantenere saldo il capitale a scapito di tassi risibili. Questo è successo anche in Italia con Bot e Cct. Ora però questa bolla sta per esplodere e i più accorti stanno sostituendo questo tipo di investimento con altri, forse in teoria più rischiosi, ma in pratica più adatti alla situazione di oggi. Il governo americano, che ha appoggiato con forza le emissioni di corporate bonds, acquistandone gran parte per sostenere l’industria Usa, pare abbia deciso di ritirarsi da questo mercato dopo il canto del cigno di marzo 2010, dove si sono raggiunti livelli inusitati, per un totale di 31,5 miliardi di dollari di emissioni di junk bonds nel primo trimestre. Ci si è messa pure la Fed acquistando una quantità di mortgage securities che in tempi normali non avrebbe mai potuto essere assorbita dal mercato. Ai privati risparmiatori non è parso vero invece indirizzare i propri capitali ai corporate bonds più remunerativi, accettando senza paura anche le proposte cosiddette “spazzatura”. Il che ha decisamente influenzato il tradizionale mercato di rischio azionario, che si è visto sottrarre investitori attirati dagli alti redditi dei bonds. D’altra parte il calo della disoccupazione negli Usa e la prevista ripresa economica non possono che garantire ancor meglio il ritorno degli investimenti in bonds, poiché si riducono sostanzialmente i rischi di default delle società che li emettono. Per di più la Fed dovrebbe aumentare i tassi, per la felicità di chi vuole investire in reddito fisso. E per finire aggiungiamo che Fitch Ratings e Moody’s Investors Service desiderano modificare il proprio criterio di valutazione dei municipal bonds americani, creando nuova incertezza che spingerà i risparmiatori verso i corporate bonds. Non tutto il male vien per nuocere. Secondo Moody’s la percentuale di società “speculative-grade”, cioè quelle con rating inferiore a Baa3, che hanno dichiarato default negli ultimi 12 mesi è scesa a 11,6% in febbraio, dopo aver raggiunto un massimo di 12,9% lo scorso novembre. Le attese sono di un decremento record a 2,9% entro fine 2010. D’altra parte gli alti tassi offerti da molte società sono ampiamente giustificati dai livelli di fatturato raggiunto e ancora in forte espansione. Se esaminiamo le offerte in dollari americani di questa settimana, balza immediatamente all’attenzione l’emissione di Stratus Technologies. La società di Maynard (Massachusetts) da oltre 25 anni presente anche in Italia, leader nello sviluppo e produzione di server “fault tolerant” distribuiti negli scorsi anni con i marchi Olivetti e IBM, offre il 13,43% con scadenza 2015.
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