PIGS, il fanalino di coda

La scorsa settimana, come da copione, la Goldman Sachs ha annunciato utili stellari soprattutto grazie ad attività di trading, recuperando lo scivolone fatto con l’annuncio dell’investigazione Sec.
Le grandi banche leader di Wall Street hanno registrato nel trimestre passato utili per circa 19 miliardi di dollari, sfruttando la condizione di bassi tassi e nessuna stretta regolamentativa sul settore finanziario.
Gli USA però riescono, anche facendo leva sulle banche, a progredire a tassi di crescita doppi rispetto all’Europa.

Olivier Blanchard, Chief Economist del Fondo Monetario Internazionale, ha illustrato a metà settimana le nuove previsioni di crescita mondiali 2010 e 2011, che si prospettano migliori. Il mondo viaggia a 3 velocità: l’ Asia emergente e il Brasile cresceranno a tassi del 5% (con la Cina al 10% e l’ India qusi al 9%), mentre gli USA al 3% e la zona Euro poco più dell’ 1%. La disoccupazione dei paesi industializzati è prevista intorno all’ 8%, ma per Eurolandia si va oltre il 10%.
Inutile dire che il fanalino di coda sono i PIGS che, con l’ulteriore revisione al rialzo di giovedì del deficit greco da parte di Eurostat a seguito della scarsa qualità dei dati notificati da Atene, sono stati trascinati in un vortice di rialzo dei tassi: la Grecia, al 12%, ha raggiunto i livelli registrati dall’Argentina prima del default.

Mentre in Grecia i dipendenti pubblici scioperano e manifestano (aggravando ulteriormente la debole economia) e la Merkel si lambicca il cervello per tentare di ritardare un intervento dopo le elezioni in Westfalia-Renania del 9 maggio, l’FMI è pronto per intervenire sui PIGS, così come ha gia fatto in Europa, per Ungheria, Romania e Ucraina.  Al di là delle severe cure dimagranti che l’FMI imporrà, la vera questione è se questi Paesi riusciranno a realizzare un’efficace exit strategy.

I problemi dell’Euro si ripercuotono sulle Borse europee, mentre la Borsa americana, che da inizio anno ha performato quasi il doppio delle europee (in settimana un +2%), continua a salire grazie anche a utili aziendali in aumento che hanno riportato il P/E degli indici a livelli storicamente bassi (anche se aggiustandoli per l’inflazione aumenterebbero a livelli medio-cari), lasciando spazio per ulteriori incrementi. Come ci aspettavamo più dell’80% delle 173 società che hanno riportato hanno battuto le aspettative.

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