La Grecia pesa meno ma pesa. I privati ancora non si fidano

di Paolo Brambilla

La reazione dei mercati obbligazionari alla crisi provocata dai prestiti governativi greci si va affievolendo, ma lascia sul terreno perdite consistenti e una profonda sensazione di insicurezza soprattutto nei piccoli risparmiatori che negli ultimi anni avevano maggiormente confidato nei più disparati Titoli di Stato. Purtroppo questo vale anche per i Titoli di Stato italiani, che non brillano per affidabilità. Ne avevano approfittato per qualche tempo le emissioni di corporate bonds, che sembravano offrire non solo tassi più elevati, ma anche maggiore solidità complessiva. Da qualche giorno non è più così: si sono drasticamente ridotte le nuove emissioni, e non poche di quelle effettuate si sono scontrate con un mercato non molto ricettivo. Un po’ meglio si sono comportate le emissioni a due anni, rispetto a quelle con scadenza più lunga, confermando che gli investitori sono disposti ad accettare remunerazioni inferiori, pur di premiare la liquidità e di evitare il più possibile la volatilità. Giusto per fare un esempio, il Markit CDX North America Investment Grade Index, che tipicamente tende ad aumentare parallelamente al peggioramento della fiducia degli investitori, ha avuto la scorsa settimana il maggior incremento dal febbraio 2009. Lo stesso più o meno dicasi del Markit iTraxx Asia Index o del Markit iTraxx Europe Index. Insomma, c’è poca fiducia in giro per il mondo, le banche concedono sempre meno finanziamenti alle imprese, le quali a loro volta non trovano più nel libero mercato le fonti di credito alternative cui si stavano abituando da qualche mese. I rischi di default diventano palpabili. Come mettersi al riparo? Formule magiche purtroppo non esistono, né è il caso di affidarsi troppo alle valutazioni delle agenzie di rating, anche se per ora restano le uniche disponibili. Di fregature ne abbiamo già prese abbastanza. Meglio ragionare con la propria testa ed evitare speculazioni ingiustificate. Iniziamo col preferire emissioni a breve scadenza, per non trovarci vincolati a lungo a scelte che potrebbero rivelarsi successivamente non ottimali. Questa settimana le emissioni in euro sono decisamente poco interessanti. La Swedbank, la storica Cassa di Risparmio svedese, fondata nel 1820, offre il 1,02% in una divisa da non sottovalutare, come il franco svizzero, con scadenza 2013.
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