Risparmio gestito – Abituarsi alla disoccupazione

Si è detto molto sul fatto che l’economia europea sia uscita dalla peggiore recessione dalla creazione dell’Unione Economica e Monetaria (UEM) dell’Unione Europea. In molti hanno indicato che l’Europa ha evitato uno scenario depressivo grazie agli interventi precoci di politici e governi. Anche se ne manca la consapevolezza o la percezione, l’Europa ha ripreso a crescere e questa crescita è stata trainata dalla spesa pubblica e dall’accumulo delle scorte. Ora che i mercati obbligazionari richiedono tagli fiscali e misure d’austerità, questo tipo di crescita non potrà continuare ancora a lungo.

Per comprenderne il perché, bisogna capire come viene calcolato il PIL. Per chi non abbia familiarità con il calcolo del PIL di un’economia, vorrei presentare il metodo della spesa. Secondo questo metodo: PIL = spesa per consumi privati + spesa per investimenti lordi + spesa pubblica + saldo commerciale (esportazioni meno importazioni). Il grafico mostra la crescita in termini reali dei componenti principali del PIL europeo dal 2000. Gli investimenti sono crollati perché le banche hanno dovuto far scorta di capitali per i propri bilanci. Di conseguenza, le banche hanno ridotto il prestito. I governi, costretti a intervenire per salvaguardare la ripresa economica, hanno continuato a prendere in prestito capitali dai mercati finanziari e a spenderli. Anche se l’economia europea è uscita dalla recessione, la ripresa è trainata dall’accumulo delle scorte e dalla spesa pubblica e non è una ripresa sostenibile. 

È fondamentale che la componente del PIL della ‘spesa dei consumi privati’ sia in salute per generare una qualche ripresa auto-sostenibile. A questo punto ci sembra che la crescita dei consumi sarà positiva ma resterà inferiore al trend. Questo è importante perché in Europa i consumi privati rappresentano il 60% dell’economia, quasi 3 volte le componenti del PIL della spesa pubblica e degli investimenti. L’economia europea ha bisogno che i consumatori riprendano a spendere e i governi hanno bisogno di stabilità finanziaria per le famiglie, in modo da poter iniziare ad aumentare le tasse. Per generare una crescita solida, è necessario che il mercato del lavoro inizi a migliorare. I consumatori possono certamente attingere ai risparmi accumulati tramite investimenti e pensioni, ma gli eventi degli ultimi anni hanno fatto sì che in molti si sentano più poveri.  Passando al mercato del lavoro, il grafico mostra il peggioramento dei tassi ufficiali di disoccupazione in Europa fino a giugno 2008. Il tasso di disoccupazione è aumentato da 7,4% a 10%. Questo corrisponde a 4,1 milioni di persone che hanno perso il lavoro (un numero che equivale alla popolazione dell’Irlanda). Oggi, quasi 16 milioni di persone sono disoccupate in Europa. Se sommiamo gli individui che vorrebbero lavorare di più (sotto-occupati), questi numeri sono molto più elevati.

Una rapida analisi delle motivazioni di questo aumento della disoccupazione, potrebbe aiutarci a determinare quando il mercato del lavoro potrà ragionevolmente riprendere a migliorare.  Fortunatamente per noi, il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente analizzato i mercati del lavoro in maniera approfondita nel proprio World Economic Outlook. Il grafico dell’FMI scompone la variazione del tasso di disoccupazione durante la Page 3 of 3 recessione e spiega perché è aumentato. Possiamo vedere che l’aumento della disoccupazione a livello globale può essere ampiamente spiegato con la diminuzione della crescita. Anche l’arresto dei prezzi delle case e la crisi finanziaria hanno avuto un forte impatto sui tassi di disoccupazione. L’impatto è stato maggiore in Paesi come la Spagna e l’Irlanda, dove gli eccessi del mercato immobiliare hanno portato alla crisi, come risultato del credito facile e dei bassi standard applicati per la concessione dei mutui. Questi prestiti di bassa qualità non si stanno ritorcendo soltanto contro le banche, ma anche contro i Paesi in cui queste operano.

Nazionalizzandone i debiti, i governi hanno messo in pericolo le proprie finanze, facendo salire alle stelle il rapporto debito/PIL e creando la crisi del debito sovrano a cui abbiamo assistito quest’anno.  Sappiamo che il maggior impulso al tasso di disoccupazione è la crescita economica. Visto che il maggior impulso alla crescita sono i consumi, è probabile che nei prossimi due anni si assista ad un permanere di tassi di disoccupazione elevati. In un ambiente come questo, la BCE ha fatto bene ad abbassare i tassi d’interesse ai minimi storici e i governi europei hanno fatto bene ad ampliare la propria politica fiscale. L’FMI conclude che “in Paesi dove il tasso di disoccupazione resta elevato e l’economia opera sotto il potenziale, gli stimoli politici restano garantiti”. Tuttavia, con i mercati che richiedono ai governi di implementare misure d’austerità e tagli dei costi nei prossimi anni, una politica fiscale espansionistica non sarà più accettata. Sembra, quindi, che l’Europa dovrà abituarsi ad un periodo di elevata disoccupazione, consumi sotto trend e debole crescita economica.

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