Un’evoluzione lenta e non ancora completa

di Nicola Brillo

…non hanno ancora conquistato la maggioranza dei lavoratori italiani. A darne i numeri è stato Ambrogio Rinaldi, direttore centrale della Covip (l’Autorità di controllo sui fondi pensione) e presidente del Gruppo di lavoro “Pensioni Private” dell’Oecd. Negli anni ‘90 si è cominciato a monitorare le scelte degli italiani in tema di pensioni complementari: all’inizio del decennio solo il 3% delle forza lavoro ne aveva una, tutti però lavoratori di fascia di reddito medio-alto. Dal 1993, con la riforma del sistema pensionistico, si è aperta la strada a nuove opportunità, specie per i più giovani. In Italia sono stati introdotti i fondi pensioni, e subito si sono fatti largo quelli legati all’industria, ad accesso volontario e legati ai contratti di lavoro.
Il primo fondo pensione in Italia è diventato operativo nel 1997 e alla fine del 2000 erano ben 140 i fondi pensione (40 di tipo “contrattuale” e il resto aperti). Al 2004 sono 3 milioni i lavoratori che vi hanno aderito, pari al 13% della forza lavoro. Poi c’è stato un nuovo impulso alle iscrizioni, grazie alle nuove norme in materia pensionistica. E alla fine del 2009 gli iscritti ai fondi pensione sono passati a 9 milioni, il 20% della forza lavoro (il 27% dei lavoratori privati hanno aderito ad un fondo pensione). Attualmente ci sono moltissimi piani pensione e i costi variano di molto. Anche la strada ai fondi pensioni necessita di una migliore cultura finanziaria da parte dei lavoratori, per affrontare con cognizione di causa e maggiore serenità il “problema” pensione.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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