Risparmio gestito – Tra Usa e Cina

Nelle ultime settimane i riferimenti all’eventualità di un doppio minimo, nelle principali economie mondiali, si sono fatti più frequenti.
Le nostre valutazioni sulla solidità dei recuperi, soprattutto nei mercati sviluppati, sono state sempre improntate alla
prudenza. Non riteniamo tuttavia di dover modificare le nostre attuali previsioni sulla crescita del mercato.
Gli Stati Uniti beneficiano attualmente del maggior tasso di sviluppo di tutte le principali economie. Il ciclo rialzista del 1° T.,
alimentato dalla ricostituzione delle scorte, è destinato a nostro avviso a proseguire nel corso del 2° T., grazie anche alla
recente contrazione dei tassi ipotecari e del prezzo del petrolio. Gli incontri da noi avuti con aziende dei comparti ciclici
quali, per esempio, settore ferroviario, autotrasporti, locazione di impianti e produzione industriale ci hanno offerto un
quadro incoraggiante, nonostante l’emergere nelle ultime settimane di alcuni indicatori economici meno positivi per il
mercato residenziale, le vendite al dettaglio e l’occupazione. Nella seconda parte dell’anno anticipiamo comunque un
rallentamento della crescita, dovuto all’affievolirsi degli effetti del pacchetto fiscale e del ciclo delle scorte. I recuperi nel
Regno Unito, in Europa e in Giappone saranno, a nostro avviso, piuttosto modesti, poiché gravati dal peso dei debiti. Il
miglioramento dei mercati dell’export e il deprezzamento di alcune valute offriranno tuttavia un contributo positivo.
Le economie emergenti restano solide e l’annuncio di una politica di maggior flessibilità per il RMB cinese apre scenari
incoraggianti
. Un certo grado di rivalutazione aiuterà a correggere gli squilibri mondiali e aumenterà il potere d’acquisto
dell’area orientale, andando così in soccorso degli esportatori delle altre regioni e attenuando le tensioni internazionali, oltre
a dimostrare che i cinesi sono abbastanza fiduciosi sulla sostenibilità della loro crescita, al punto da sostenere la perdita
per le loro merci di qualche punto di competitività Tale strategia dovrebbe infine ridurre le pressioni inflazionistiche in Cina
e, pertanto, la necessità di una stretta monetaria. Le economie emergenti dovrebbero arrivare a produrre quasi un terzo del
PIL complessivo dei principali paesi del mondo; la loro forza si traduce quindi in uno stimolo utile al resto del mondo.

Le nostre stime di un recupero graduale e difficile, soprattutto nelle economie industrializzate, ci spingono a preferire le
società in grado di offrire livelli di crescita ragionevoli. Inoltre, in considerazione dei livelli molto contenuti di inflazione
attesa, privilegiamo le società con qualche capacità di determinazione dei prezzi. Il grado di dispersione delle valutazioni
tra le società è molto modesta. Crediamo che le società ben attrezzate a questo difficile contesto dovrebbero beneficiare di
valutazioni superiori rispetto ad altre aziende concorrenti. Prevediamo un quadro economico particolarmente fiacco nel
Regno Unito e nell’Eurozona. In queste regioni, i nostri portafogli si concentrano pertanto sugli esportatori che beneficiano
dei maggiori livelli di sviluppo di altre regioni e di valute relativamente deboli. Inoltre, se adottiamo una posizione di
neutralità sul comparto bancario nel suo complesso, in considerazione dell’appetibilità delle banche asiatiche e dei mercati
emergenti, restiamo invece prudenti sugli istituti di credito europei.
Il bilancio del Regno Unito è stato accolto favorevolmente dai mercati. La dura azione di contenimento del disavanzo ha
fatto riguadagnare fiducia alla sterlina e al mercato dei titoli pubblici inglesi. Il taglio alle imposte sulle società migliorerà la
competitività del Regno Unito e l’abbinamento previsto di una politica fiscale restrittiva e di una politica monetaria espansiva
produce effetti positivi in quasi tutti i settori.

Guardiamo con interesse alle valorizzazioni dei mercati azionari e questo mese abbiamo corretto al rialzo le previsioni sugli
utili societari nel Regno Unito.
Nei prossimi mesi riteniamo tuttavia che i titoli azionari si manterranno all’interno di una
banda definita a causa delle pesanti incertezze che gravano sugli investitori, tra le quali: il rischio di un forte indebolimento
delle economie dove si sono applicate misure di austerità di bilancio, la questione irrisolta dell’Europa periferica, i timori
persistenti sulla solidità delle banche europee e, infine, il pericolo deflazionistico gravante sulle economie. I mercati dei
titoli pubblici hanno evidenziato negli ultimi tempi un andamento positivo dovuto alla ricerca, da parte degli investitori, di un
rifugio sicuro. Continuiamo a credere che livelli elevati di emissioni penalizzeranno questi titoli ma, alla luce delle
prospettive di bassa inflazione, le valutazioni rapportate ai rendimenti reali sono ragionevoli. Preferiamo tuttavia le
obbligazioni societarie e dei mercati emergenti, i cui differenziali di rendimenti rispetto ai titoli pubblici sono aumentati.

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