Risparmio gestito – Senza paura

Grecia, Irlanda e Portogallo non corrono il rischio di default “Non credo che i titoli di Stato di Grecia, Irlanda e Portogallo corrano il rischio di insolvenza, almeno non nei prossimi due o tre anni. Detto questo, non consiglio agli investitori privati di acquistare titoli di Stato dei Paesi del Mediterraneo, anzi. Nel complesso, la situazione in Irlanda è molto più positiva di quella della Grecia, che ha diversi problemi strutturali. L’economia irlandese è ancora competitiva, nonostante due banche abbiano messo il Paese in ginocchio, creando un danno economico superiore al Pil, per certi versi ripetendo una situazioni simile a quella già vissuta in Islanda. Non penso tuttavia che ci sia un rischio sistemico a livello europeo, in quanto i problemi restano confinati nei confini nazionali”.

Gli scenari imprevisti dei mercati valutari
“Non sono preoccupato per l’Europa. I problemi sono ben noti e le misure intraprese sono corrette. Una eventuale crisi del continente, a cui tutti siamo ormai preparati, non si rivelerebbe poi così grave. Sarebbe ben più grave se si verificassero invece scenari che nessuno ha ancora previsto, ad esempio sui mercati valutari dove si osservano enormi disuguaglianze. Le valute delle economie al momento più deboli, vale a dire il Giappone e gli Stati Uniti, si sono effettivamente apprezzate molto: il Dollaro ha guadagnato oltre il 12% rispetto all’Euro, lo Yen fino al 25%. Questo è molto dannoso e del tutto ingiustificato sulla base dei dati fondamentali: il debito pubblico del Giappone è pari al 210% del PIL, mentre l’anno prossimo il debito pubblico negli Stati Uniti crescerà un ritmo più lento che in Europa. Tale scenario suggerisce una svalutazione del Dollaro nel prossimo futuro, rispetto al quale lo Yen è molto sopravvalutato. Gli americani non hanno infatti alcun interesse a sostenere una moneta forte, anzi, il Dollaro debole ha lo stesso effetto salutare di un nuovo programma economico. Ciò detto, i tentativi di correggere tali squilibri possono facilmente sfuggire di mano e portare a nuove distorsioni.

Il rischio di una crisi immobiliare in Cina
“Il più grande rischio che incombe sui mercati finanziari mondiali è di fatto un arresto della Cina. In un Paese che cresce costantemente a un tasso dell’8,5% ci sono necessariamente degli squilibri. Qualcosa di inaspettato può sempre capitare in una simile economia, con conseguenze molto più pericolose di una crisi negli USA. Il settore più a rischio sembra essere il mercato immobiliare che è caratterizzato da enormi sbalzi di prezzo. I cinesi stanno comprando più case di quante siano ncessarie, facendo solo della speculazione. La velocità con cui il trend di crescita può invertirsi è noto nei Paesi del Golfo, dove migliaia di edifici sono vuoti. Inoltre, le case in Cina non sono un bene durevole come in Germania, ma hanno una durata media di soli 12 o 15 anni per gravi carenze di costruzione che aumenteranno il pericolo di un panic selling”.

Una nuova recessione negli USA è improbabile

“Al momento il mercato è molto preoccupato per l’eventualità di una doppia recessione negli Stati Uniti, il cosidetto “Double-dip”, che sarebbe un vero disastro per l’economia globale. Non credo tuttavia che una recessione si ripeterà negli Stati Uniti. Da un lato, perché il Paese prenderà le misure adatte per evitarla, se necessario offrendo generosamente alle aziende pacchetti economici, incentivi fiscali e una politica monetaria più espansiva. D’altra lato, la crescita nei mercati emergenti è sufficientemente forte per “tenere a galla” le principali economie dei Paesi industrializzati, perché i consumi dei mercati emergenti e della Cina ci impediranno di scivolare in una recessione. Certo, questa è un’arma a doppio taglio per la nostra economia, che sarà sempre più dipendente da questi Paesi. Non dobbiamo abituarci a vivere indirettamente i loro boom economici, dobbiamo migliorare la nostra competitività”.

I consigli di investimento
“Il mio consiglio agli investitori è questo: se avete intenzione di correre un rischio di investimento, almeno siate ben remunerati per farlo. Oltretutto, tale rischio è al momento pagato profumatamente dai mercati azionari. Confrontiamo ad esempio il rapporto Price to Earning (PER Ratio) tra azioni e obbligazioni. Nel boom degli anni 1980 e 1990, il rapporto Price to Earning delle azioni era superiore di circa il 40% rispetto alle obbligazioni, mentre ora è oltre il 60% al di sotto. Analoghe sono le considerazioni a cui si giunge confrontando i rendimenti dei dividendi e rendimenti delle obbligazioni. Negli ultimi 30 anni, il rendimento delle obbligazioni è sempre stato nettamente superiore al rendimento dei dividendi. Le aziende hanno tuttavia bilanci molto solidi. Nonostante le il contesto difficile, hanno guidato i loro margini a livelli quasi record, che sono degni di un investimento”.

Un titolo interessante: Deutsche Telekom
“Non è questo il momento di investire guardando agli indici di Borsa, ma piuttosto dobbiamo guardare ai singoli titoli. Le azioni del settore delle telecomunicazioni, come Deutsche Telekom, sono interessanti. Queste compagnie hanno ben sfruttato il passaggio dalla rete fissa alla tecnologia mobile. Ad esempio, trasmettere in diretta su Internet il campionato tedesco di Serie A è una mossa molto più intelligente di quelle intraprese da molte televisioni. Le società di telecomunicazioni tedesche offrono dividendi interessanti, pari a circa il 6%, tuttavia il settore non è più prevedibile come era un tempo visto che l’elemento politico assume sempre più rilevanza”.

L’oro è ancora interessante

“Nonostante abbia raggiunto i livelli record di 1200 Dollari, l’oro continua a essere un investimento interessante. Per me l’oro non è una materia prima, ma una valuta alternativa. Fino a che le banche centrali continueranno ad aumentare l’offerta di moneta la fiducia nel Dollaro, nell’Euro e nello Yen si affievolirà. Le riserve auree, al contrario, non possono essere manipolate. Finché il Bund tedesco non offra nel breve lo 0,3%, l’oro resterà un asset molto appetibile”.

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