Nuova vita ai dividendi

di Paolo Maleo

Marcello Chelli, referente per gli Etf di Lyxor in Italia, raggiunto da ADVISOR non nasconde le ambizioni della società e annuncia il lancio di almento altri 25 strumenti da qui a fine anno e di ulteriori Etf all’inizio del 2011.
Obiettivo superare ampiamente la soglia dei 100 prodotti quotati su Borsa Italiana e, soprattutto, offrire nuove possibilità di diversificazione alla clientela italiana.
Diversificazione che passa anche attraverso l’offerta di strumenti innovativi per l’Italia, come ad esempio il recente Lyxor ETF Euro Stoxx 50 Dividends che trasforma i dividendi in una vera e propria asset class.

Con il nuovo Etf Euro Stoxx 50 Dividends avete raggiunto quota 91 prodotti listati a Piazza Affari. Obiettivo 100 etf da qui a fine anno?
La quota “psicologica” dei 100 Etf verrà sicuramente superata perché, entro la fine dell’anno, l’obiettivo di Lyxor è di quotare su Borsa Italiana altri 25 strumenti.
Ulteriori Etf sono poi previsti all’inizio del 2011.
Si tratta di uno sforzo eccezionale che vuole ribadire la centralità del nostro mercato domestico e la volontà di Lyxor di mantenere la propria leadership: anche nel corso del 2010, infatti, Lyxor si è confermata il primo emittente di Etf in Italia per contratti (68%), controvalore (59%) e patrimonio (45%) (fonte: Borsa Italiana, al 31/07/2010, ndr).

Perché quotare oggi un Etf che punta sull’evoluzione dei dividendi attesi?
Il Lyxor ETF Euro Stoxx 50 Dividends (DIV IM) è uno strumento unico nel proprio genere che ha il merito di elevare i dividendi ad asset class autonoma da impiegare, in maniera opportuna, per cercare di aumentare la diversificazione del proprio portafoglio (obiettivo ad oggi arduo a causa di mercati/strumenti sempre più correlati tra loro).
Mi preme sottolineare che la complessità dello strumento lo rende adatto solo per investitori professionali sofisticati; è opportuno, inoltre, non confonderlo con i classici Etf che investono in titoli ad alti dividendi (cioè con un elevato annual net dividend yield).
Acquistare il Lyxor ETF Euro Stoxx 50 Dividends significa ritenere che il mercato stimi un ammontare di dividendi attesi minore rispetto a quello che stimerà in futuro e, pertanto, grazie all’Etf si ha la finalità di realizzare proprio tale differenza.

Prima due strumenti legati a mercati azionari specifici come quelli dell’Australia e del Canada. Poi quello sui dividendi dei titoli europei. Sono questi i trend da seguire da qui a fine anno?

La costituzione e la quotazione di un Etf ha tempi tecnici e autorizzativi piuttosto lunghi che, purtroppo, non consentono di pianificare un lancio con lo specifico obiettivo di beneficiare di un trend di mercato contingente.
Australia e Canada sono economie significative che è opportuno presidiare in ottica di completamento della gamma prodotti, mentre nel caso del terzo Etf menzionato la finalità è di ampliare il numero e la tipologia degli investitori professionali coinvolti sull’asset class “dividendi”.
Nello specifico si è scommesso sulla maggiore semplicità operativa dell’Etf rispetto ai future: nessuna marginazione, nessun roll-over delle scadenze, lotto minimo di un solo Etf (circa 94 euro), possibilità di split tra più clienti, minori limiti all’uso di Etf.
Storicamente, infatti, a partire dal 2000 il mercato dei dividendi si è sviluppato attraverso le negoziazioni OTC tra hedge fund e banche di investimento a cui si sono poi aggiunti, più di recente, gli scambi sui future quotati (anche Borsa Italiana ha lanciato future sui dividendi dell’indice Ftse Mib).
Purtroppo però fino ad oggi le barriere operative sono risultate bloccanti per molti gestori.

Ormai sono passati due anni dal fallimento di Lehman Brothers, qual è la situazione oggi del sistema economico finanziario?
Lascio ad operatori più qualificati i commenti in merito. Per quanto mi riguarda, mi sembra interessante rilevare che ben 1/4 di tutto il patrimonio degli Etf di Lyxor in Italia è attualmente concentrato sugli emerging markets: probabilmente questa concentrazione può essere interpretata come un indicatore di una propensione al rischio non marginale e di aspettative comunque positive, nonostante il contesto di incertezza attuale, almeno su certe aree dell’azionario.

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