Previsioni 2011: La Tigre lascia il posto al Coniglio

Secondo l’oroscopo cinese l’anno della Tigre lascerà il posto nel 2011 all’anno del Coniglio. Ci si chiede se gli investitori decideranno di uscire dai mercati delle tigri emergenti per tornare a scommettere sulle economie sviluppate, o se piuttosto l’Europa continuerà a essere un coniglio paralizzato per il terrore alla vista di un TIR.

Secondo Ian ormiston, gestore di Ignis Asset Management, la risposta per il 2011 resta la stessa di inizio 2010, con i paesi periferici dell’Eurozona, inclusa l’ex tigre celtica irlandese, a dominare la scena, mentre le economie del nord, grazie al buono stato di salute delle finanze pubbliche, dei governi e delle aziende, continueranno a registrare a crescere e a produrre rendimenti positivi sui mercati. 

 

L’equilibrio tra sentiment negativo e fondamentali positivi crea un’eccellente opportunità per le aziende europee, che attualmente hanno un ottimo posizionamento, grazie ai profitti originati al di fuori dell’Europa, poiché possono beneficiare della perdita di valore dell’euro. Le attività di fusione e acquisizione dovrebbero essere di supporto al mercato azionario nel 2011, poiché le società dispongono di maggiore liquidità rispetto alla fase precedente la crisi e le attuali valutazioni rendono le acquisizioni e le operazioni di riacquisto di azioni proprie molto attraenti per l’impiego della liquidità. 

 

Il maggior rischio per il mercato azionario europeo nel 2011 è rappresentato dall’eventualità che i mercati obbligazionari continuino ad abbattere uno a uno i Paesi periferici. Il Portogallo presto seguirà Grecia e Irlanda nella richiesta di aiuti, ma il punto cruciale nella battaglia per la sopravvivenza dell’Euro resta la Spagna; e questo confronto finale tra l’efficacia delle risoluzioni politiche e le dinamiche di mercato rappresenta il fattore essenziale nel determinare il sentiment per il prossimo anno. 

 

C’è forse un po’ di ignoranza nelle previsioni di crollo dell’Eurozona formulate in alcuni commenti britannici. Semplicemente, questa ipotesi non è nell’interesse né delle economie più forti che costituiscono il cuore delle politiche europee (per esempio la Germania), né degli Stati periferici. Un ritorno al marco per la Germania sarebbe seguito da una enorme rivalutazione della moneta, che si rivelerebbe disastrosa per un paese che fa affidamento sulle esportazioni dei prodotti manifatturieri. Allo stesso modo, i Paesi periferici, se fossero costretti a fare ritorno alle loro monete, potrebbero trovare chiuse le porte dei mercati dei capitali.

 

Pur mettendo da parte l’imperativo economico, c’è una forte volontà politica concentrata ad assicurare la sopravvivenza dell’Eurozona; senza contare le legioni di politici e burocrati a Bruxelles e nelle Capitali europee, la cui carriera potrebbe essere messa a repentaglio dal fallimento del progetto europeo. E’ molto probabile che nel 2011 assisteremo a una progressiva erosione dei poteri sovrani, con la conseguenza che gli sforzi per armonizzare le economie degli Stati Membri e per imporre una disciplina fiscale raddoppieranno.

 

Questa crisi, o percezione della crisi, ha dato agli investitori azionari più arditi, una grande possibilità di investire a valori irresistibili. Anche se gli utili aziendali hanno continuato a superare le aspettative e registrare una forte crescita, non abbiamo invece assistito a un concertato re-rating dei prezzi delle azioni. Nel lungo termine, investire ai prezzi attuali in aziende di qualità è un’opportunità reale per gli investitori. 

 

Preferiamo compagnie internazionali che beneficeranno dell’aumento della domanda da parte delle economie emergenti, come i gruppi del lusso Richemont e Lvmh, e il gruppo di gioielleria Pandora. Ci piacciono anche le compagnie di media dimensione che possiedono forti elementi di crescita sottostante come Rehinmetall, la maggiore industria tedesca nel campo degli armamenti, JC Decaux, la multinazionale produttrice di pannelli pubblicitari, e il fornitore di software per il settore bancario e retail Wincor Nixdorf.

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