I migliori 100 dell’anno 2010

di Luca Lodi

Dopo il picco della crisi di inizio 2009, seguito da un repentino rimbalzo, il 2010 è stato caratterizzato dal ritorno alla parziale normalità e, in maniera non uniforme, è proseguito il trend crescente dei mercati azionari mettendo in evidenza le economie più competitive.
Dal punto di vista macroeconomico, come è noto, i segnali di ripresa si sono alternati a indicazioni di pausa ma globalmente il contesto è significativamente migliorato da tutti i punti di vista. Permangono però alcune criticità che si protrarranno ragionevolmente ancora per alcuni anni. Principalmente in Europa ed USA la disoccupazione, i redditi e i consumi sono ancora in seria contrazione e rappresentano il principale ostacolo all’uscita dalla crisi per queste aree.
Parallelamente i Paesi emergenti e quelli di recente sviluppo (la Cina è ormai la seconda potenza economica mondiale) hanno mostrato una forte capacità di annullare gli effetti della crisi finanziaria proseguendo il proprio percorso di crescita quasi senza soluzione di continuità.
Questo dualismo ha accelerato un processo che era già in atto sotto traccia e che adesso emerge con chiarezza, quello dello spostamento del polo dello sviluppo mondiale dall’economia americana ad altre aree che finora erano considerate come semplici fornitori di manodopera a basso costo. L’economia multipolare costruita intorno ad attori di dimensione enormi (Cina ed India ad esempio) ha cambiato i rapporti di forza e accresciuto notevolmente le tensioni sui mercati delle materie prime, trainando sul percorso di crescita anche i Paesi che le producono in un meccanismo “rivoluzionario” che si autoalimenta.
L’andamento dei fondi nel 2010 è lo specchio fedele di questa analisi. Il risultato molto positivo degli strumenti che investono nei mercati asiatici ed emergenti e nei settori legati alle materie prime ne è una conferma evidente. Le performance positive della quasi totalità degli indici di categoria attesta il proseguimento dell’uscita dalla crisi. Un ulteriore processo in atto che emerge dai rendimenti dei fondi è infine lo spostamento del rischio sovrano verso i Paesi sviluppati e una sua parallela riduzione nelle economie più aggressive che anche in un’ottica prudenziale di riduzione e diversificazione del rischio appaiono sempre più appetibili.
Scorrendo la lista degli indici di categoria Bluerating balza subito all’occhio il fatto che fra i primi 5 in termini di perfomance ben 4 sono composte da fondi che investono in economie emergenti ed in generale costituiscono oltre la metà della parte alta della classifica.
Il risparmio gestito, pur considerando l’effetto cambio che ha avuto un ruolo non secondario, ha offerto quindi a risparmiatori e investitori un’ampia gamma di opportunità per raggiungere rendimenti considerevoli se ben 32 indici di categoria hanno presentato una performance in euro superiore al 30%.
Le categoria più redditizia del 2010 è stata l’”Azionari Thailandia”, con un risultato complessivo di oltre il 60%. È costituita da un numero limitato di fondi tra i quali però alcuni hanno superato il 70% di rendimento. Pochi strumenti anche nella “Azionari Indonesia” che ha raggiunto un risultato simile (55,9%) mentre più numerosa è la categoria “Azionari Globali (Mercati Emergenti) – Mid & Small Cap”. Quest’ultima ha raggiunto nel 2010 una performance poco inferiore al 50% con una distribuzione dei rendimenti tra i fondi che la compongono relativamente ampia che riflette le diverse politiche di investimento e molto probabilmente l’importanza dello stock picking nella scelta dei titoli a media e bassa capitalizzazione.
La prima categoria che investe in Europa è quella denominata “Azionari Svizzera – Mid & Small Cap” che deve una buona parte della variazione percentuale (+41,9%) all’effetto cambio favorevole.
La tipologia di titoli in portafoglio anche in questo caso può essere una causa importante nelle differenze di perfomance tra gli strumenti che la compongono che presentano un range di variazione nelle performance 2010 compreso tra il 33% ed il 50%. Complessivamente il quadro è stato più che positivo e può fungere da stimolo di ottimismo per il 2011 e per i prossimi anni che presenteranno probabilmente ancora difficoltà dal punto di vista della crescita dei Paesi come il nostro, appesantiti da una moneta tendenzialmente forte come l’euro e non abbastanza competitivi per contrastare i concorrenti con costi di produzione molto più bassi.

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