Bonjour, je m’appelle Carmignac

Il sodalizio tra il gruppo parigino degli investimenti Carmignac Gestion e i distributori europei da qualche tempo si è fatto più blando, secondo quanto fanno sapere alla stampa italiana e internazionale le reti di promotori finanziari e gli addetti ai lavori in genere. Secondo quanto riporta anche il Financial Times, i prodotti del gruppo francese attivo nella gestione dei fondi di investimento che ha in Edouard Carmignac il fondatore e un capo indiscusso, sarebbero troppo grandi e conterrebbero troppo rischio. Infine, dovrebbero essere più trasparenti. Ma tant’è, le mode finiscono, o quantomeno si fanno più pallide. Soprattutto in presenza di mercati tanto complessi. Così, persino il Carmignac Patrimoine, il prodotto che è stato first choice per anni nei consigli dei pf italiani è finito per cadere un pò in disgrazia. Ma la casa di investimento che ha la sede in Place Vendome a Parigi continua a godere di una larga popolarità, soprattutto in paesi come Italia e Spagna. Del resto, Carmignac è stato valutato il brand preferito su dati aggregati lungo tutto il 2010. Lo dicono i numeri. Il fondo flagship, il Carmignac Patrimoine, conta su 20 miliardi di euro di masse in gestione, mentre gli asset a livello globale si aggirano intorno ai 55 miliardi di euro. Meno di dieci anni fa, la casa di investimento gestiva meno di 700 milioni di euro. La critica principale mossa da parte degli analisti è che il gruppo dovrebbe chiudere le sottoscrizioni e ridurre il volume del fondo perchè gestire un prodotto di quell ’ a m m o n t a r e può diventare troppo complesso. Altri fanno sapere invece che la pericolosità è ampiamente compensata dalla diversificazione e dalla gestione del rischio. Di certo è che, a dispetto delle critiche, il gruppo non manca di essere molto chiaro sulle sue strategie di investimento. A raccontare come il gruppo si sta muovendo sul fronte dei prodotti e su come costruire una corretta asset allocation è per Soldi è Didier Saint Georges, membro dell’Investment Commetee di Carmignac Gestion.

Quale asset allocation suggerisce?
L’attuale contesto di mercato è caratterizzato da una maggiore incertezza sul fronte della gestione del debito pubblico da parte di Europa e Stati Uniti. Siamo quindi prudenti sul fronte del rischio. Abbiamo ridotto la nostra esposizione sull’azionario mentre siamo più esposti a asset più prudenti come il debito con il rating più alto e l’oro. Quanto alla volatilità a breve termine, il più probabile scenario è quello di una crescita economica molto pallida nei mercati sviluppati. Questo perché la storia insegna che accumulare un eccesso di debito pubblico senza svalutare la moneta o senza prendere decisioni per un eventuale default diventa un processo che porta a uno stallo prolungato, durante il quale la crescita domestica finisce per pagare il dazio delle politiche monetarie restrittive. La crescita economica diventa una risorsa scarsa. In questo contesto, si arriva al cosiddetto fly to quality, ovvero puntare ad avere esposizioni diversificate verso le nazioni più solvibili e più stabili dal punto di vista del debito. Ovvero i mercati emergenti (Cina, Indonesia tra gli altri) che hanno la capacità (grazie al loro potere finanziario e per il livello di sviluppo) di compensare una discesa economica globale con una forte crescita nel consumo domestico.

Quali sono i prodotti su cui vi state focalizzando in questo momento?
La chiave per affrontare un momento borsistico come questo è la diversificazione. Accanto a una forte gestione del rischio. A questa categoria appartiene il Carmignac Patrimoine, il nostro fondo bilanciato. Oltre al Carmignac Patrimoine Emerging. Questo è un altro fondo bilanciato che abbiamo lanciato da poco e che si focalizza sui mercati emergenti tra le diverse asset class. Ha l’obiettivo di fornire un’esposizione bilanciata tra azioni e obbligazioni di aree in crescita.

Il vostro fondo più importante, Carmignac Patrimoine, ha perso un po’ di smalto di recente…
Carmignac Patrimoine è calato del 2,9% nell’ultimo anno, un valore in linea con il suo benchmark. La cautela sulle condizioni dell’Europa ha limitato le performance del fondo in quest’area soprattutto nella prima parte dell’anno mentre le pressioni inflazionistiche sui mercati emergenti sono continuate di più rispetto a quanto avevamo previsto e anche questo, in generale, ha limitato le performance. Crediamo che il fondo rimanga comunque ben posizionato per continuare a fornire gli stessi rendimenti dal rischio contenuto che gli investitori hanno scelto negli ultimi venti anni. Può essere interessante notare anche che il fondo è stato sopra il 2% il mese scorso, mentre molti mercati hanno sofferto in maniera massiccia.

Quali sono le strategie del Gruppo? Siamo molto vicini al mercato italiano visto che costituisce una delle maggiori aree dove possiamo crescere. Il nostro stile di investimento, basato su un’analisi macroeconomica a lungo termine e su una comprovata esperienza nel contenimento dei rischi, è piuttosto noto e riconosciuto. Gli investitori sanno bene che le performance derivano da certezze maturate nel lungo periodo, indipendenza, disciplina, non certo dal trading a breve termine. Sulla strategia, nulla è cambiato. Vogliamo continuare a essre credibili e affidabili per i nostri clienti. Un obiettivo che includ quelli di tutta Europa. Regno Unito compreso.

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