Kotzegger (Raiffeisen): anche nel 2012 si continuerà a rimandare a domani

Nel 2011  le crisi si sono susseguite una dopo l’altra. Ma il fattore scatenante di questa sfilza di problemi non risale certo alla crisi finanziaria del 2008: secondo Kurt Kotzegger, Chief Investment Officer – Equity & Asset Allocation di Raiffeisen Capital Management,  il problema dell’eccessivo debito pubblico ha radici molto più lontane. E con ogni probabilità, ha spiegato il gestore nel suo outlook 2012, anche l’anno prossimo i mercati saranno accompagnati da un alto livello di incertezza, anche se ci saranno molte opportunità interessanti tra gli asset più rischiosi. In questo contesto di estrema incertezza, sono tre i possibili scenari per il 2012: “Potremmo assistere alla seconda profonda crisi finanziaria nello spazio di pochi anni, oppure si arriverà ad una soluzione più o meno sostenibile per la crisi del debito sovrano, che di certo includerà un ulteriore imponente intervento delle banche centrali, ma io credo che l’ipotesi più plausibile sia che continueremo a cercare di rimandare il problema, come abbiamo fatto finora”, ha spiegato Kurt Kotzegger.  Non sembra ancora realistico che si trovi in tempi brevi una soluzione definitiva alla crisi dei paesi periferici dell’Eurozona e al graduale contagio verso gli altri paesi. Questo risulta ancora più drammatico se si considera che per tutte le nazioni è molto sottile la linea che separa i problemi di liquidità dalla vera e propria insolvenza.

Nell’attuale congiuntura, Kotzegger è convinto che nei prossimi anni sarà necessario perseguire una politica finanziaria molto restrittiva nella gran parte del mondo occidentale, anche se nel medio/lungo termine le prospettive di crescita saranno influenzate di conseguenza. “Nell’Eurozona, possiamo aspettarci una recessione, dovuta alle drastiche misure di risparmio e agli sforzi di riduzione del debito, ma anche la crescita negli Usa si confermerà leggermente sotto la media. Prevediamo tassi di crescita compresi tra lo 0.2% e l’1.2%”. Allo stesso tempo Kotzegger crede che l’outlook generale sui mercati abbia già scontato una visione molto pessimista degli operatori. Al momento la pressione si sta allentando grazie alla riduzione dei prezzi delle commodity, specialmente nei Mercati Emergenti e negli Usa, mentre nell’Eurozona si sta delineando una riduzione del costo del lavoro. Per questo, in un orizzonte temporale di un anno non ci sono segni di pressione inflazionistica, ma nel medio termine ci sono seri rischi di crescita dell’inflazione. Kotzegger si aspetta di vedere ulteriori tagli ai tassi di interesse nel 2012, con un tasso chiave nell’Eurozona al di sotto dell’1%. Nei mercati emergenti i tassi di interesse probabilmente ritorneranno ai livelli visti durante la crisi del 2008/2009.

 Per il mercato azionario, le stime sugli utili del 2012 ci sembrano troppo alte e perciò è possibile una correzione. D’altro canto, le valutazioni sembrano attraenti e questo, insieme a tassi di interesse costantemente bassi e alla mancanza di opzioni di investimento alternative interessanti, rende la fase favorevole agli asset rischiosi. Le commodity, ad esempio, stanno beneficiando di domanda nei Mercati Emergenti, alta liquidità e svalutazione per molte valute. “Nell’insieme ci aspettiamo un anno positivo per azioni, commodity e per alcune categorie di bond più rischiosi” ha sintetizzato Kotzegger. In questo scenario, Kotzegger per i prossimi mesi raccomanda i fondi specializzati sui mercati emergenti, i fondi con focus sui paesi europei e i portafogli ampiamente diversificati sulle commodity. In termini di bond raccomanda che gli investitori tengano in considerazione i fondi specializzati sui corporate bond (denominati in valute locali) dei Mercati Emergenti. Opportunità interessanti potranno essere trovate anche nei prodotti obbligazionari con approccio innovativo come il Raiffeisen Obbligazionario Fondamentale Globale, che investe principalmente in bond governativi emessi da nazioni solide selezionate tra i Mercati Emergenti e le nazioni dell’area G10 e che non include in portafoglio alcun rischio legato ai paesi periferici.

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