Risparmio gestito, Henderson: nessun azzardo con gli emergenti

Le azioni dei mercati emergenti hanno registrato performance superiori a molte altre regioni quest’anno, con l’indice Msci Emerging Markets Total Returns pari a oltre il 18% nei primi mesi del 2012. Ci sono buone ragioni per ritenere che questa performance possa continuare, a condizione che i principali driver rimangano invariati e che i rischi siano controllati.

A dirlo è Chris Palmer, gestore del fondo Henderson Gartmore Emerging Markets. “Sul piano politico è in atto un’evoluzione positiva”, scrive Henderson. “In sud Africa, Joseph Malema, leader dell’African National Congress Youth League, ha sottolineato la necessità di confrontarsi con la povertà, la disoccupazione e le diseguaglianze. In Russia, Vladimir Putin sarà di nuovo presidente, ma in una Russia diversa. Si fanno infatti sempre più decise le istanze provenienti da una middle class sempre più influente, internazionale e lontana dal Cremlino”.

“Nelle previsioni del Fondo monetario internazionale, i Paesi in via di sviluppo e le economie asiatiche a maggiore crescita continueranno a distanziare le economie avanzate nell’inesorabile spostamento dell’equilibrio del potere economico”, fa notare Palmer. “Si calcola che i Paesi emergenti e in via di sviluppo cresceranno nel 2012 del 5,4% contro l’1,2% delle economie avanzate. Mentre l’Occidente combatte con il fardello del debito, i livelli di indebitamento di molti mercati emergenti rimangono relativamente bassi. Per esempio, il Cile ha un solido bilancio fiscale: se la situazione globale peggiora, può comunque mettere in atto importanti stimoli per l’occupazione e condurre nuovi investimenti”.

Dalla crisi finanziaria del 2008, poi, la domanda per i prodotti da esportazione dei Paesi emergenti si è ripresa, nonostante un evidente rallentamento di quella proveniente dall’Europa. La Cina è il principale mercato per le esportazioni del Brasile, anche per prodotti ad alto valore aggiunto come infrastrutture di trasporto e aerei. Il Messico beneficia della tendenza sempre più decisa delle aziende americane a trasferirsi a sud del confine. Il Paese ha un livello di produttività che è maggiore di quello di alcune nazioni europee.

Per finire, l’inflazione per ora sembra sotto controllo e i governi stanno lavorando per creare stabilità. “In questo scenario”, conclude Palmer, “niente è davvero certo. Ma i mercati emergenti non sono più l’azzardo che erano una volta”.

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